Caos rottamazione ter, a rischio mezzo milione di imprese e liberi professionisti

di Lodovico Poschi Meuron
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Non è un bel momento anche sotto le stelle del Fisco. Gli effetti della Pandemia erano già visibili ed ora stanno cominciando a farsi sentire quelli della guerra in Ucraina. La crisi di liquidità in molti comparti produttivi comincia a essere un problema reale. Sappiamo che il 60% delle cartelle scadute al 31 dicembre non sono state saldate, e sappiamo anche che oltre mezzo milione di imprese ha saltato scadenza del 9 dicembre (che slittava al 14 con la tolleranza dei 5 giorni) e che riguardava la vastissima platea di contribuenti (1,25 milioni) che avevano aderito alla Rottamazione Ter o c.d. saldo e stralcio.

 

Quella del 14 dicembre era la data ultima stabilita dal Fisco per versare tutte le rate scadenti nel 2020 e 2021 e sospese durante la pandemia.

Secondo i dati forniti dal sottosegretario al ministero dell’economia Maria Cecilia Guerra, solo il 57% dei contribuenti (circa 718 mila) si sono messi in regola, versando le rate dovute. Il restante 43% non è¨ riuscito a saldare il proprio debito. Si tratta di oltre mezzo milione di imprese e lavoratori autonomi che ora stanno ricevendo dall’Agenzia delle entrate Riscossione le intimazioni a versare il dovuto entro 5 giorni, senza alcuna possibilità di ulteriore dilazione, pena l’avvio immediato di azioni esecutive.

Una tempesta sui contribuenti, ma una possibile catastrofe per le casse dello Stato: si calcola che la perdita fra il 2022 e il 2023 da mancati incassi della rottamazione ter ammonterà a quasi 2,5 miliardi di euro.

 

Per le imprese una soluzione c’è, si chiama transazione fiscale

La situazione è drammatica. Stiamo parlando di crediti vecchi anche di cinque anni, che erano stati bloccati con le misure anti-Covid. Ma adesso i nodi vengono al pettine e per mezzo milione di contribuenti il conto si presenta salatissimo, con il rischio di andare incontro al fallimento. Da più parti si chiede una soluzione normativa, che in ogni caso non farà altro che posticipare il problema. E allora cosa si può fare? Per le aziende esistono strumenti importanti quali composizione negoziata della crisi e il concordato preventivo.

Soprattutto il concordato apre le porte alla transazione fiscale, strumento oggi di grande aiuto per risolvere una crisi fiscale di impresa. Il Legislatore, infatti, ha introdotto la possibilità di richiederla senza la necessità di avere il consenso dell’Agenzia delle Entrate e Riscossione (Ex Equitalia), del Fisco in generale e dell’Inps. Ciò significa che le imprese possono chiedere e ottenere forti sconti sul proprio debito (fino all’85%) senza che l’Agenzia delle Entrate/Riscossione si possa opporre.

Uno strumento sempre più utilizzato e che sta garantendo notevoli risultati agli imprenditori che vi hanno fatto ricorso. Sono già diverse le Corti d’appello che hanno dato ragione ai contribuenti e torto ad ex Equitalia, che si era opposta alla decisione dei tribunali che avevano omologato le proposte.

 

Nuova rottamazione in arrivo? Arriva lo stop del MEF

Purtroppo la temuta tempesta fiscale si sta abbattendo in tutta la sua forza su imprenditori e contribuenti, che dati alla mano fanno molta fatica a stare al passo di scadenze che dopo lo stop a causa del Covid sono tornate a galoppare.

Per le aziende che non ricorreranno alla transazione fiscale è inevitabile trovare una soluzione normativa, a meno di non trovarsi di fronte a decine di migliaia di fallimenti con conseguenze drammatiche per il paese.

L’ipotesi più accreditata sembra essere quella di una riapertura dei termini da inserire con un emendamento al decreto legge Sostegni ter. Ma al Ministero dell’Economia storcono il naso perché si vuole evitare un ulteriore sfondamento di bilancio. E c’è anche una questione ideologica da superare perché in molti nel governo tendono a fare e equiparare la rottamazione ad un condono.

La partita è aperta, vedremo cosa accadrà.

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