Da Confcommercio l’ennesimo allarme: 120mila imprese potrebbero chiudere, a rischio 370mila posti di lavoro

di Lodovico Poschi Meuron
confcommercio-spesa-carrelli

Un altro allarme, l’ennesimo delle ultime settimane, sullo stato delle nostre imprese. Lo ha lanciato presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, intervenuto all’assemblea di Confcommercio Campania.

“Da qui alla prima metà del 2023 – ha detto – secondo le nostre stime almeno 120mila piccole imprese potrebbero cessare l’attività con la perdita di oltre 370mila posti di lavoro”.

Si salvi chi può, allora. Perché se le previsioni di Confcommercio fossero giuste si innescherebbe una bomba sociale di proporzioni incalcolabili.

Carlo Sangalli Confcommercio: debolezza strutturale e carico fiscale: ecco la zavorra italiana

Secondo il numero 1 della più grossa associazione dei commercianti il problema sta in una debolezza strutturale della crescita e dei consumi unita ad una eccessiva pressione fiscale che caratterizza la nostra economia.

Per Carlo Sangalli Confcommercio non c’è dunque altra via di uscita: occorre “subito sostenere le imprese sul versante del costo insopportabile delle bollette, con misure legate a questa emergenza. Ma occorrono anche interventi mirati e più robusti sul cuneo fiscale e contributivo, detassando gli aumenti dei rinnovi contrattuali e rafforzando le misure in tema di credito alle imprese”.

Un monito anche a chi sarà chiamato a governare fra alcune settimane. Per difendere l’occupazione e rilanciare redditi e consumi bisogna fare le riforme e mettere a terra gli investimenti del PNRR. E’ anche una questione di fiducia, che sta cominciando a mancare e che invece è indispensabile per sostenere l’economia. Fiducia, aggiunge Sangalli, “che non è solo importante per il mercato, ma è fondamentale anche per il circuito della rappresentanza”.

Allarme inflazione al 9%, pesa il caro energia

Il piatto piange e le emergenze si rincorrono. Secondo gli ‘Appunti sull’economia del Sud’ dell’ufficio studi di Confcommercio il 2022 si potrebbe chiudere con un’inflazione media al 7,5%. Mentre nel mese di ottobre i prezzi al consumo salirebbero ancora, segnando un rialzo del 9% su base annua (dall’8,9% di settembre). A pesare è sempre il caro-energia: metà dell’inflazione, infatti, è causata dall’energia in modo diretto (tra il 60% e 80% in modo anche indiretto comprendendo le materie prime alimentari e non).

Sale la spesa e gli italiani si aggrappano al discount

Il caro prezzi morde il portafogli delle famiglie, che cambiano abitudini e consumi. La spesa aumenta? Cresce così il ricorso ai discount alimentari. Gli ultimi dati, elaborati da Nielsen like4like per Fida Confcommercio e per Federdistribuzione, mostrano un balzo di oltre il 10% del fatturato a settembre. Il discount è l’unico canale nel settore del commercio alimentare ad aver aumentato il numero di pezzi venduti, mentre soffrono iper e supermercati.

Anche Istat, nella sua ultima indagine, ha fotografato una dinamica sostenuta: a luglio il fatturato dei discount è cresciuto del 12,3%, staccando di almeno 5 punti sia il canale degli ipermercati che quello dei supermercati.

Pnrr opportunità ancora non colta soprattutto al sud

Altro tema rilanciato dal presidente di Confcommercio: il PNRR. Bisogna mettere in campo i progetti di riforma che sono stati presentati all’Europa. I soldi vanno spesi per migliorare la rete infrastrutturale, soprattutto al sud. E nel turismo che con la fine dell’emergenza Covid può essere un motore per tutto il paese.

La questione sud, che negli ultimi due anni si è pensato di risolvere con il reddito di cittadinanza, va affrontata sul serio. Pesano i soliti deficit sistemici, anche in termini di capacità di progettazione, esecuzione e vincoli burocratici.

Sangalli snocciola altre due esempi allarmanti.

Il primo: nel pregresso ciclo di finanziamenti europei, il tasso di pagamento è stimato a fine 2022 al 62% nazionale contro il 48% della Campania e il numero di progetti co-finanziati è pari al 7% del totale per la Campania contro il 22% nazionale.

Il secondo: le immatricolazioni auto a persone fisiche nei primi 8 mesi sono scese del 24% nel Sud contro circa il 20% nella media delle altre macro-aree.

 

Photo cover: Pixabay / Manfred Richter

You may also like

Lascia un commento