Tullio Quagliotti è figlio d’arte. Ha imparato la professione da suo padre e nel 1998, appena ottenuta l’abilitazione, si è messo in proprio aprendo uno studio mono professionale a Montichiari (BS) che si occupa fondamentalmente di tre aree strategiche: servizi contabili evoluti, pianificazione tributaria e consulenza aziendale. Dal 2018 è partner del Network dei Consulenti Aziendali d’Italia.
«Ho quattro dipendenti – racconta – che in realtà sono collaboratrici fidate, con le quali condivido tutte le scelte. Ne abbiamo passate tante in tutti questi anni: la corruzione dopo Tangentopoli, lo shock, esattamente 30 anni fa, della cacciata della lira dallo SME, il periodo terribile che seguì alle Torri Gemelle, le crisi del 2008 e del 2011 e il Covid ai nostri giorni. Ma è stato nel 2010 che la mia attività ha subito la svolta: da lì abbiamo cominciato a guardare le aziende nostre clienti in modo diverso, studiandole in modo approfondito per individuare fattori comuni. Appariva evidente come ci fosse una bassa percezione dell’andamento dell’azienda che spesso portava ad apportare correttivi quando ormai era tardi».
Pianificazione. Una parola sconosciuta in quegli anni soprattutto per le piccole imprese. È così, Tullio Quagliotti?
Si doveva cambiare passo, noi professionisti per primi. Il mondo stava andando avanti per tutti: per gli imprenditori che dovevano modificare il loro modo di pensare e per il commercialista sempre più stretto nella concorrenza e con marginalità minori di guadagno. L’unica strada era investire sulla tecnologia per contrastare la troppo burocrazia che ancora ci strozza e sulla formazione professionale per fornire ai clienti più consulenza, lavorando soprattutto sulla diffusione della cultura aziendale.
Che cosa significa esattamente?
Passare dal ruolo di semplici passacarte per conto dello Stato a professionisti in grado di dare al cliente un supporto vero, dalla fase di start up della sua azienda al recupero di marginalità soprattutto in momenti di turbolenza. Oggi lo studio mette a disposizione degli amministratori un gestionale capace di digitalizzare il 90% delle pratiche. Si tratta di uno strumento di grande impatto perché oltre a fidelizzare i clienti evita loro di fare investimenti nel software e fa risparmiare tempo a noi.
Cosa si può fare concretamente per aiutare i nostri imprenditori a competere di più e stare meglio sul mercato?
È assolutamente urgente e necessario mettere mano ad una profonda riforma del fisco. Le entrate di chi fa impresa sono spesso e volentieri prosciugate per pagare imposte e contributi sui redditi. Questa è stata la politica, fallimentare, adottata sino ad oggi e chi andrà al governo dopo il 25 settembre non potrà non puntare su lavoro e tasse.
In questo paese burocrazia e sistema fiscale sono una barriera insormontabile verso crescita e sviluppo.
Che cosa occorre fare da subito?
Ci vuole una pace fiscale, ma che sia vera e non a colpi di rottamazione come fatto sinora. Ma scusate: il cassetto fiscale dei crediti ammonta a 1.100 miliardi di euro, ben oltre il 90% dei quali fra prescrizione, nullità o annullabilità degli atti che li originano e incapienza patrimoniale dei debitori, probabilmente è inesigibile. Meglio allora far pagare il 10%, vedrete che a quel punto l’imprenditore farà carte false per mettersi in pari e ripartire sul pulito. E più in generale va rivisto in toto il sistema, abbassando le tasse. A quel punto chi non paga deve essere punito in modo severo e non avere la possibilità di rientrare dalla finestra.
Che ne pensa del nuovo codice della crisi entrato in vigore lo scorso luglio?
C’è chi lo considera un adempimento in più, a mio avviso invece si tratta di uno strumento che obbliga l’imprenditore ad avere un ruolo più consapevole. Bisogna imparare a gestire le imprese, anche le più piccole, in modo virtuoso: il sistema funziona se le banche vengono rimborsate, dipendenti e fornitori pagati così come le tasse. Adottando specifici e adeguati assetti organizzativo, amministrativo, e contabile tutto questo diventa più facile.
Come valuta la situazione del sistema Paese dal suo osservatorio privilegiato?
Fra le aziende a Studio, quelle esposte maggiormente a rischi sono quelle produttive a causa delle conseguenze che l’invasione russa in Ucraina ha provocato condizionando l’economia globale. In Ucraina si combatte sul campo e nel resto del mondo è in corso una guerra economica senza precedenti che a me sembra molto simile a quanto accadde nel 1929 negli Stati Uniti. E tutti voi ricordate come andò a finire…
Il network dei Commercialisti Garanti dell’imprenditore di CFC è in grado di risolvere le e posizioni debitorie degli imprenditori e tutelare il professionista da ogni rischio legato al loro debito fiscale. Oggi esistono strumenti efficaci, come gli Accordi Ristrutturazione dei Debiti e i Concordati preventivi con la Transazione Fiscale, che permettono all’imprenditore di ridurre il proprio debito fiscale e commerciale anche dell’80%, con la possibilità di pagare il restante 20% nell’arco di 3 o 4 anni.
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