Nel suo studio a Città di Castello, nel Perugino, non fa consulenza fiscale, ma controllo di gestione e consulenza direzionale. Sul suo calendario non ci sono scadenze per dichiarazione dei redditi, non ha registri contabili né impazzisce con le partite doppie. E se gli chiedi come supporta gli imprenditori, ti risponde che il suo aiuto consiste nello sminuzzare dati, metterli in relazione e ricavare informazioni “navigabili”. Il suo focus è quello che comunemente oggi viene chiamato BI, Business Intelligence.
Noi consulenti di gestione aziendale siamo come una torcia, che diventa un lampadario, poi un insieme di riflettori.
Quarantuno anni, tifernate, iscritto all’Ordine dei dottori commercialisti del capoluogo umbro dal 2008, dopo la laurea in Economia e Commercio, a Perugia, David ha preferito non seguire il trend di molti figli di altri commercialisti, ma specializzarsi in materie nuove.
«Come mio padre (classe ‘56) – che non ha mai voluto occuparsi di adempimenti fiscali – anche io ho voluto diversificare la mia attività e intendere il commercialista come un consulente. Seguendo, anzi, provando ad anticipare le traiettorie di un mondo e, di conseguenza, di un mercato in continuo cambiamento, mi sono buttato su discipline nuove. Mi sono formato da solo sul trattamento dati (Basi di Dati e Modello Multidimensionale) e sulla programmazione software legata soprattutto a linguaggi del mondo Net di Microsoft (VBA e Visual Basic), applicati anche a soluzioni realizzate con Microsoft Access e, più in generale, all’office automation (applicativi Microsoft)».

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La sua attività spazia in vari ambiti: analisi di modelli di consumo delle risorse, verifica listini di vendita e pricing, impianto di sistemi di contabilità analitica, realizzazione di balanced scorecard, verifica listini di vendita e pricing, analisi di costi e marginalità di aree prodotti clienti, realizzazione di budget e business Plan, realizzazione di analisi What-If per la simulazione di ipotesi alternative di gestione, valutazione prospettica dei flussi finanziari, analisi di bilancio e benchmark, analisi di processi aziendali, assistenza, realizzazione di sistemi di certificazione della qualità e sistemi di costing basati sull’activity based costing. E ancora, finanza aziendale, analisi preventiva delle necessità finanziarie aziendali legate alle ipotesi di gestione e analisi dei requisiti di accesso alle garanzie prestate dal fondo gestito dal mediocredito centrale.

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«Quando un’azienda mi chiede “Posso fare questo investimento? Posso attivare questa nuova linea di produzione? Mi conviene assumere altre persone? Come posso rimborsare un finanziamento? Qual è il punto da non superare per non farmi male?”, allora rispondo con informazioni che estrapolo, analizzando e disaggregando dati. I database, del resto, sono un modello di rappresentazione della realtà. Ed è da lì che bisogna partire per spingere un imprenditore a prendere determinate decisioni. Non fa tutto il pc, certo. Sotto il database c’è un modello di tipo matematico in cui ogni concetto viene isolato dagli altri e rimesso in relazione da parte del consulente. Tutti i concetti diventano delle tabelle. E le tabelle servono a sintetizzare informazioni importanti. La tecnologia permette, dunque, la gestione della complessità, la semplificazione dei processi produttivi e garantisce la solidità della loro gestione».
Qualche esempio?
«Ammettiamo che il costo dell’alluminio sia salito del 30 per cento. Se un imprenditore vuole sapere qual è la marginalità (differenza tra prezzo del bene ultimo e costo di produzione) dei prodotti venduti nell’ultimo trimestre, grazie alla tecnologia potrà saperlo subito e aggiornare il prezzo di tutti i prodotti composti di alluminio. Diciamo che in questo modo il lavoro dell’imprenditore è facilitato: la tecnologia gli permette di seguire in modo continuo e con metodo tutte le dinamiche dell’azienda».
Una cinquantina i clienti di David, diffusi tra Umbria ed Emilia Romagna, con un fatturato che varia dal milione ai 300 milioni di euro e attivi in vari settori: editoria e stampa, meccanica, industria del freddo e biomedicale, produzione di macchine agricole, produzione di energia da fonti rinnovabili, arredamento, trasporti e logistica, abbigliamento sportivo, palestre e centri benessere, panificazione e pasticceria, produzione infissi, produzione di materiali per imballaggi, commercializzazione di prodotti per l’edilizia, produzione di sacchi, shopper e di prodotti estrusi. A loro David offre consulenza vis à vis o tramite Internet. La consulenza copre il 60 per cento della sua attività, la formazione il 40.
«Sono tra i fondatori di INSIGHT CLUB, collaboro in modo stabile con GBsoftware come analista esterno e formo aziende e colleghi commercialisti in Business Intelligence applicata all’azienda e al controllo di gestione sia nell’ambito di eventi organizzati dagli ordini professionali, soprattutto di Milano, sia con la scuola di alta formazione dell’Emilia Romagna e la fondazione Aldini Valeriani. Scrivo regolarmente sul “Commercialista Telematico” e aggiorno il mio blog».
Inoltre, con il docente universitario, formatore e consulente Francesco Bergamaschi, gestisce il blog di Kubisco, attraverso il quale divulga conoscenza ed occasioni di confronto sui temi dell’analisi dei dati. «Stiamo pensando di creare una piattaforma di e-learning e contenuti a pagamento».
In che modo un commercialista innovatore come lei è effettivamente apprezzato dalle PMI italiane? Qual è il suo approccio con gli imprenditori?
«Intanto sono tra i pionieri, non l’unico, ad aver scelto questo percorso: e oggi siamo in crescita. Molte aziende, in un mondo sempre più connesso e complesso, ricercano il nostro intervento. Quindi consulenti come noi vengono interpellati per necessità. Devo ammettere che solo nel dieci per cento dei casi incontriamo difficoltà: ci guardano di traverso in aziende in cui magari l’incarico te lo dà il titolare e lo staff si rivela un po’ sospettoso. Casi ostici, talvolta, anche quelli in cui devi interagire non con l’addetto al sistema informativo dell’azienda, ma con il rivenditore di software: persone che in molti casi temono ingerenze nel proprio rapporto con l’azienda. L’importante è entrare in azienda senza l’aria da professorini o da fenomeni».
Quanti siete in Italia a lavorare sui dati?

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«Il numero sta crescendo. Molti colleghi sono al Centro Nord, altri in Puglia, Campania e Sicilia, dove operano attività di ricezione turistica e industriali. In tanti si stanno avvicinando a questi nuovi metodi di lavoro grazie alla Scuola di Alta formazione dell’Emilia Romagna. La direttrice Giovanna Piccoli ha subito creduto nel progetto organizzando già quattro edizioni, ognuna della durata di 100 ore. Tutto online e con la partecipazione di validissimi docenti del panorama nazionale».
La BI salva le aziende?
«Beh, no. Non è risolutiva. O meglio, lo è in modo indiretto. Opero in genere su aziende in status ordinario o in fase di sviluppo. Ma posso dire che con gli strumenti della BI, quindi con le informazioni che si estrapolano, posso sollecitare gli imprenditori a modificare prima i processi produttivi. Se abbiamo notizie importanti, possiamo far cambiare il corso di una realtà produttiva in tempi congrui. Noi consulenti con la BI arriviamo prima e in profondità. Così possiamo far evitare una possibile crisi. La creazione di informazioni può spostare, modificare le decisioni aziendali».
Quali devono essere le competenze per chi comincia a svolgere questo genere di attività?
«Serve avere nozioni di database, modello multidimensionale, sapere anche ben rappresentare le informazioni che si ottengono dalla BI per l’utente finale. C’è una scienza che si chiama data visualization e si occupa di rendere chiara, pulita e coerente la reportistica».
Quanto sono importanti i social?
«Tanto. Io utilizzo molto LinkedIn, alcuni colleghi si stanno attrezzando con i podcast. I miei follower? Su YouTube ne ho 95, su LinkedIn 1.600, a cui si devono sommare quelli della pagina Kubisco».
Per chiudere, come definirebbe la sua attività rispetto alle aziende?
«Noi consulenti di gestione aziendale siamo come una torcia, che diventa un lampadario, poi un insieme di riflettori. Siamo portatori di speranza e in molti casi di rilancio autentico. La chiave è avvicinarsi agli imprenditori con umiltà e spiegare che soltanto collaborando insieme si possono ottenere risultati. Fondamentale è condividere la visione su ciò che è realmente importante per l’azienda e le persone che ne fanno parte. A chi comincia dico che va bene la preparazione sugli adempimenti fiscali, ma occorre aiutare gli imprenditori ad avere una visione strategica, un piano B e un controllo su scenari futuri e alternativi. Questi risultati puoi garantirli solo imparando a gestire i dati, che sono informazioni utili ad ogni tipo di scelta».
Per l’estate prossima David, con altri colleghi, pubblicherà un libro: una guida per i colleghi e per le aziende che vorranno seguire il loro percorso.
Per chi voglia formarsi in questo settore, David consiglia questi libri:
- The Definitive Guide to DAX (2nd Edition), Marco Russo e Alberto Ferrari
- Analyzing Data with Power BI and Power Pivot for Excel, Alberto Ferrari e Marco Russo
- Realizzare la Business Intelligence, Marilena D’Onofrio
- Mi chiamo Excel: risolvo i problemi. Excel e Power Bi pratici per professionisti e aziende, Alessandro Mattavelli e Davide Bruno