Edoardo Ginevra: «Connessioni, tecnologie e dati sono “il petrolio” per lo sviluppo del XXI secolo»

di Francesco Fravolini
edoardo-ginevra-commercialista-cover
Da socio fondatore dello studio internazionale “Ferraro Ginevra Gualtieri, Edoardo Ginevra sostiene che non sia più il tempo dell’imprenditore solo al comando. Nel quotidiano si occupa prevalentemente di finanza aziendale, operazioni straordinarie, consulenza in materia societaria, fiscale e di bilancio. Ricopre incarichi di amministratore e sindaco per diverse società di capitali ed enti anche a partecipazione o influenza pubblica.

Dal marzo 2017 Edoardo Ginevra è presidente di AIDC, Associazione Italiana Dottori Commercialisti, sezione di Milano. È stato membro del Consiglio di Disciplina istituito presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Milano; I sezione della Commissione Liquidazione Parcelle; Commissione ausiliari del Giudice istituite presso Dottori Commercialisti ed Esperti contabili di Milano. È relatore nell’ambito di corsi di formazione e Consigliere dell’Ordine dei Commercialisti di Milano.

Edoardo Ginevra, partiamo dalla formazione accademica e professionale.

Sono siciliano di nascita, dove ho vissuto fino al conseguimento della maturità classica, poi il trasferimento a Milano dove mi sono laureato in Economia e Commercio presso l’Università Cattolica e dove oggi vivo da ormai oltre 30 anni. Dopo la laurea ho intrapreso il percorso di praticantato e, dopo aver superato l’Esame di Stato, svolgo la professione di Dottore Commercialista. Sono socio fondatore di uno studio associato multidisciplinare di dottori commercialisti e avvocati. Dal 2017 presiedo la sezione milanese dell’Associazione Italiana Dottori Commercialisti.

Quali sono le competenze specifiche per i professionisti che iniziano questa carriera?

Innanzitutto quelle necessarie per qualsiasi percorso di successo: forza di volontà, ambizione, determinazione, curiosità, dedizione al lavoro. Come in molti altri ambiti è poi necessario un solido percorso formativo alle spalle e la voglia di investire continuamente sulla propria crescita professionale attraverso un viaggio fatto di studio, approfondimento tecnico e continuo miglioramento delle proprie capacità relazionali, le cosiddette soft skill. È fondamentale la conoscenza di almeno una lingua straniera, la lingua inglese in particolare; fino alla nostra generazione la conoscenza di una lingua straniera era forse un fattore distintivo, un vantaggio competitivo. Oggi credo sia un prerequisito e da questo punto di vista il sistema scolastico italiano potrebbe e dovrebbe fare molto di più.

Come tutelare le imprese nell’attuale momento storico?

È un momento molto delicato: crisi internazionale, inflazione, costi dell’energia. Non voglio ripetere un elenco di fatti e circostanze noto a tutti che determina una situazione di incertezza e, in diversi casi, di vera e propria difficoltà per molte imprese. Difficile dare una ricetta buona per tutte le situazioni di difficoltà che sono molte e con cause diverse. Il consiglio che mi sento di dare agli imprenditori in questo senso è proprio quello di farsi assistere e accompagnare nelle scelte da professionisti di fiducia e preparati; di dotarsi di sistemi di governance adeguati alle dimensioni delle loro imprese, per accogliere il contributo di personalità e professionalità che sappiano portare in azienda punti di vista anche diversi e competenze utili per assumere la miglior decisione nell’interesse dell’impresa. Non è più il tempo dell’imprenditore uomo solo al comando.

A seguito dei costanti cambiamenti in che modo si trasforma la sua professione?

La professione di dottore commercialista, come del resto il mondo delle imprese cui si rivolge, cambia continuamente e questo, devo dire, è anche il suo bello. Le imprese oggi rappresentano bisogni di consulenza in ambiti diversi e più ampi per i quali tradizionalmente si rivolgevano ai nostri studi (sostenibilità e trasformazione digitale, solo per fare gli esempi più facili, ma non solo). Gli studi professionali devono attrezzarsi per soddisfare al meglio questi bisogni, integrando nuove e diverse competenze, investendo in direzione della multidisciplinarità e della crescita anche dimensionale degli studi. Le fondamenta restano certamente gli asset fondamentali della nostra professione: competenza tecnica, etica, autorevolezza, fiducia, riconoscimento da parte dello Stato, condivisione di una cultura professionale comune. Fondamenta solide e meritevoli di essere salvaguardate e ulteriormente fortificate, anche e soprattutto a garanzia dell’interesse pubblico. Ma non è sufficiente. Per stare al passo con i tempi e soddisfare al meglio i bisogni delle imprese i professionisti devono continuare ad investire costantemente nella formazione di qualità, coltivando hard e soft skill, approfondendo ambiti diversi e cogliendo per tempo le istanze del mercato: per un professionista la formazione di qualità rappresenta un mezzo per la continua ricerca di un vantaggio competitivo prima ancora che obbligo normativo.

skills-ph-Pixabay-Gerd-Altmann

Photo: Pixabay / Gerd Altmann

Gli studi professionali devono poi saper cogliere essi stessi le opportunità della trasformazione digitale. Per la professione di dottore commercialista – come per moltissimi altri ambiti e settori – la sfida della trasformazione digitale non è un’opzione ma un dovere. Un compito ancora più difficile e indifferibile per una professione come la nostra che – per come emerge dalle statistiche di categoria – è svolta in larga misura in strutture di piccole dimensioni (61% la svolge in studi individuali, mentre il 71% degli studi conta meno di 5 addetti) con una rilevante percentuale del PIL di categoria (circa il 75% del fatturato) generato attraverso servizi di compliance contabile e fiscale: proprio l’ambito che può essere maggiormente colpito, ma anche beneficiato da scelte efficaci e tempestive. È quindi il momento di accelerare sulla strada della trasformazione digitale dei nostri studi. Per raccogliere e vincere tutte queste sfide serve anche una politica di categoria con le idee chiare, senza dimenticare la giusta determinazione e capacità di incidere per ottenere finalmente condizioni normative e di contesto che favoriscano il raggiungimento di questi risultati. Servono per esempio misure concrete che mirino a rimuovere le incertezze fiscali che oggi investono le operazioni di aggregazione tra studi, e anzi ambiscano a introdurre forme di incentivazione per i soggetti che avviano progetti di integrazione anche di natura interdisciplinare. Serve un piano di categoria per le infrastrutture digitali su cui fondare l’offerta di servizi professionali ad alto valore aggiunto.

Che ruolo svolge il digitale nelle imprese e nei diversi processi produttivi?

Si tratta di un acceleratore di cambiamento incredibilmente potente in ogni settore. Ogni settore o filiera ha innovato le modalità di erogazione di un servizio: il cambiamento provocato dall’impatto del digitale è stato veloce e radicale. Logistica, editoria, manifattura, servizi alla persona, potrei andare avanti ed elencarli tutti. In pochi anni le nostre abitudini sono cambiate anche e soprattutto grazie agli effetti della trasformazione digitale. Un matematico inglese, Clive Humby, agli inizi degli anni duemila coniò lo slogan «I dati sono il nuovo petrolio». Così come il petrolio ha permesso lo sviluppo socio economico mondiale tra il XIX e il XX secolo, nel XXI secolo sono le connessioni, le tecnologie e i dati a svolgere questo importante ruolo. Nei nostri studi di dati ne abbiamo moltissimi: su base consolidata, i dati contabili di quasi tutte le partite iva italiane di piccola e media dimensione, dati in XML, in tracciati standard e gestibili in larga quantità grazie all’intelligenza artificiale e alla robotica. Per dirla con Humby, nei nostri studi corrono complessivamente fiumi di petrolio, e non possiamo perdere un’occasione per recuperare efficienza operativa, tempo e risorse per servizi a valore aggiunto.

Quanto incide la conoscenza dell’impresa per offrire suggerimenti opportuni?

È assolutamente fondamentale. La conoscenza dell’impresa e dell’imprenditore, del mercato in cui opera, delle risorse su cui può contare, dei suoi piani per il breve e medio periodo, rappresentano tutti elementi fondamentali per poter fornire un parere professionale appropriato. È proprio questo che rende il lavoro del commercialista ancora affascinante e stimolante: la possibilità di applicare conoscenze ed esperienza a contesti e casi sempre diversi.

top-advisor-edoardo-ginevra

I manager sono maggiormente propensi a trovare soluzioni nel breve periodo?

Non direi proprio, anzi. I manager sono certamente attenti agli effetti e alle dinamiche di breve periodo ma sempre all’interno di scenari e programmi di medio periodo. È certamente vero, d’altra parte, che la dinamica di breve periodo è stata al centro di molti sforzi gestionali in questi ultimi anni, attraversati da eventi che nessuna pianificazione di medio periodo avrebbe potuto prevedere nei termini in cui poi si sono manifestati. Imprenditori e manager hanno profuso il massimo sforzo, con il valente e fondamentale supporto dei loro professionisti di fiducia, per mettere in pratica azioni efficaci e consentire così all’impresa di superare l’emergenza. In questo contesto le aziende più abituate a ragionare in termini di pianificazione e programmazione dei loro percorsi di crescita hanno saputo superare meglio anche le difficoltà di breve periodo. D’altra parte, la necessità di ragionare in modo strutturato non è solo una buona prassi di gestione aziendale, ma anche un obbligo normativo. L’imprenditore ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale.

Quali sono i principali timori che riscontra negli imprenditori suoi clienti?

Le preoccupazioni più diffuse attengono al perdurare dello scenario di incertezza internazionale che inevitabilmente si riflette anche nel mercato interno. Peraltro, in questo contesto macro economico di difficoltà, si innescano gli ormai cronici fattori di ostacolo alla competitività del nostro Paese: quadro politico perennemente instabile ed esposto a frequenti cambiamenti, sistema fiscale complicato e poco stabile, giustizia lenta, infrastrutture carenti, sistema finanziario debole. L’agenda delle riforme necessarie al Paese è ben descritta negli obiettivi del PNRR, ma il tempo passa e di riforme vere ed efficaci per il recupero di competitività del sistema Paese ne vediamo sempre poche (o nulla). Basti pensare alla riforma fiscale finita nuovamente su un binario morto in attesa di una ripartenza, lo stesso per la riforma della giustizia… E intanto il tempo passa e le imprese soffrono.

In che modo ha supportato le aziende che hanno attraversato momenti di crisi d’impresa, sia in ambito fiscale sia in quello bancario e commerciale?

Durante la pandemia abbiamo profuso il massimo sforzo per stare vicini alle imprese clienti, occupandoci degli aiuti previsti dalla normativa emergenziale. Contemporaneamente siamo stati elementi di conforto e confronto per gli imprenditori che dovevano compiere scelte molto delicate per salvaguardare le loro aziende. Gli ambiti che cita sono quelli con cui ci misuriamo ogni giorno nelle nostre attività a supporto dei clienti.

Quali consigli intende avanzare agli imprenditori che vivono situazioni delicate?

Rivolgetevi a professionisti preparati, confrontatevi con loro e fate tesoro dei loro suggerimenti. Il supporto di un dottore commercialista può essere molto utile per l’assunzione della giusta decisione anche in contesti difficili.

In che modo diventa strategico il ruolo delle risorse umane nei cambiamenti da realizzare all’interno delle imprese?

Le persone sono essenziali per il successo di qualsiasi attività economica, si tratta di un capitale importantissimo per ogni impresa e per ogni studio professionale. Trovare e valorizzare persone con talento costituisce una sfida importantissima per ogni attività economica: una sfida che, se ben gestita, è in grado di garantire un vantaggio competitivo essenziale.

You may also like

Lascia un commento