Erika Capobianco, specializzata in crisi d’impresa: «È importante formare imprenditori capaci»

di Francesco Fravolini
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Le imprese sono in costante competizione per superare le sfide del mercato del XXI secolo. Conviene ricordare che le nuove frontiere dell’economia italiana delineano diversi traguardi e richiedono professionalità e competenza. Il contesto sociale stravolge il paradigma economico, cambia la modalità dei consumi, rivoluziona il processo produttivo, in conseguenza dell’emergenza sanitaria del Covid-19. Le imprese sono costrette a rivedere l’organizzazione, a ripensare al modello di lavoro (lo smart working diventa una costante riflessione al cambiamento), a proporre soluzioni alternative per rispondere adeguatamente alle nuove esigenze del futuro dell’economia.

È del tutto evidente che in questa trasformazione si inserisce a pieno titolo quella che potremmo definire la “nuova impresa post Covid-19”. Erika Capobianco, commercialista, titolare dello studio specializzato nella risoluzione della crisi d’impresa e dei consumatori, nelle consulenze tecniche presso il Tribunale di Napoli e nelle esecuzioni immobiliari, delinea strategie e soluzioni da adottare in questo momento storico, nel quale è necessario anticipare i processi evolutivi dell’economia italiana.

«Sono una donna di 38 anni e ho iniziato questa professione nel mese di marzo del 2005 – racconta Erika Capobianco – per pura curiosità; è stato un colpo di fulmine e ogni giorno la scelgo con passione e dedizione. Subito dopo la laurea triennale e quella specialistica in Economia Aziendale presso l’Università Federico II di Napoli, conseguo anche il titolo di Dottore di Ricerca in Economia Aziendale, affiancando anche l’attività didattica. Allenarsi a spiegare l’Economia Aziendale ai discenti ha migliorato le mie capacità comunicative, che mi consentono spesso di intervenire come relatore ad eventi formativi, senza tralasciare il metodo di studio che ho perfezionato durante il periodo di dottorato: mi ha convinto che la conoscenza è la carta migliore per vincere la competizione lavorativa».

Competenze professionali, gestione della comunicazione

È interessante lo scenario economico nel quale si muove l’Italia, in costante cambiamento, promuovendo innovazione e nuove opportunità da intraprendere. Quello che è interessante comprendere sono le competenze necessarie da possedere in termini di studi, senza tralasciare le specializzazioni (master, corsi di aggiornamento), per essere riconosciuti professionisti credibili dagli enti specifici come i tribunali, comunicando in maniera opportuna la personale conoscenza di un argomento ben preciso.

«Essere bravi professionisti non è sufficiente se non si comunica all’esterno del proprio studio professionale. Se l’obiettivo è avere una clientela nutrita, la stima dei colleghi o dei magistrati – spiega Erika Capobianco – che possono assegnare incarichi come consulenti, è importante presentare all’esterno un’area specifica di conoscenza nella quale possiamo essere decisamente migliori. Penso che il giusto mix per arrivare a certi livelli, in questo lavoro, sia la competenza, perché non ha senso essere intervistati se non si ha qualcosa da dire; la visibilità, per comunicare all’esterno cosa siamo in grado di fare; la rete, perché è indispensabile per crescere, avere colleghi con cui confrontarsi quotidianamente».

Nell’attuale contesto storico dobbiamo tenere sempre presenti le svariate difficoltà da risolvere, senza dimenticare gli aspetti positivi che contraddistinguono qualsiasi professione.

«Sono diverse le difficoltà relative al fatto che occorrono competenze ultra specialistiche – commenta Erika Capobianco – che difficilmente possono essere reperite sui comuni motori di ricerca, ma richiedono tempi di studio e assimilazione lunghi. Un esempio. Quando vogliamo salvare un’azienda in difficoltà è necessario che l’imprenditore faccia un sacrificio, perdendo qualcosa, per poi recuperare nel tempo la serenità e anche la capacità di produrre valore: la visione prospettica non è per tutti, quindi gli imprenditori si fermano alla prima consulenza. Gli aspetti positivi sono legati al prodotto delle consulenze che sono recepite dagli imprenditori: vedere aziende in difficoltà tornare ad essere floride è la più bella remunerazione che un professionista può aspettarsi».

Gli aggiornamenti della normativa

La normativa relativa alle imprese cambia frequentemente, costringendo commercialisti e professionisti del settore a continui aggiornamenti. La burocrazia aumenta con l’introduzione di normative che devono essere rispettate. Il lavoro di consulenti del lavoro e di commercialisti è fondamentale per tutelare dipendenti e manager. Da più parti è sempre stata avanzata la richiesta di semplificare la normativa per facilitare il lavoro degli imprenditori: purtroppo resta una domanda senza risposta.

«Il legislatore, nel riformare la vecchia disciplina fallimentare risalente al 1942, ha tentato di pubblicare – commenta Erika Capobianco – il Nuovo Codice delle Crisi d’Impresa e di Insolvenza, rinviato più volte a causa della pandemia del Covid-19, la cui intenzione è quella di una emersione anticipata della crisi, per far sì che il consulente possa intercettare l’imprenditore prima che sia troppo tardi e salvare l’impresa oppure, nel caso questo non fosse possibile, cercare di offrire ai creditori una soddisfazione che non sia prossima allo zero. Sembra che il 15 luglio 2022 queste nuove norme possano entrare in vigore. Quel che invece è già in vigore dal 15 novembre 2021 è la nuova procedura di composizione negoziata per la soluzione della crisi d’impresa. Questa nuova procedura rappresenta una strada più veloce per le imprese che presentano margini di risanamento, a costi contenuti rispetto alle alternative classiche di concordato preventivo o accordo di ristrutturazione dei debiti. Tante volte sento che persone senza neanche un minimo di conoscenza del settore vogliono avviare un’attività. Il ruolo del dottore commercialista è indispensabile e, a mio parere, ha anche una funzione sociale che andrebbe retribuita. Formare imprenditori capaci evita che gli stessi ingolfino i tribunali con giudizi, concordati, fallimenti che danneggino i terzi che gli fanno credito. È un po’ come un medico che fa da consulente ai pazienti su come alimentarsi correttamente per evitare che questi si ammalino e gravino sul Sistema Sanitario Nazionale. Non tutti possono essere imprenditori, serve un’adeguata formazione, anche per capire come fare un prezzo al pubblico, per individuare quali linee di produzione abbandonare, quali strategie di risanamento adottare, quali scenari implicano alcune scelte imprenditoriali. Non tutti possono essere imprenditori senza un commercialista al suo fianco. Fare impresa ha un rischio insito che può essere ridotto solo comprendendo in quale contesto ci si muove: l’unico che può supportare l’imprenditore in questa avventura è un dottore commercialista».

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Ogni studio professionale conserva nella sua memoria la ricca storia di aneddoti e di curiosità. Non possiamo dimenticare quei momenti nei quali l’attività cominciava a decollare come se fosse un aereo, episodi originali da evidenziare, colleghi strategici con i quali siglare alleanze di lavoro.

«Anche facendo riferimento alle mie conoscenze tra colleghi, posso dire che faccio parte della minoranza – racconta Erika Capobianco – che non ha ereditato uno studio di famiglia. Se da un lato ha reso più faticosa la mia crescita, dall’altro mi ha lasciata completamente libera di scegliere su cosa investire; dopo i primi dieci anni di attività dedicati all’area contabile-fiscale e di consulenza alle imprese, mi sono resa conto che spesso i commercialisti sono visti dalle imprese come costi da sostenere e non come opportunità per migliorare il proprio business. Per questo motivo, non avendo la presunzione di riuscire a modificare il tessuto sociale e culturale in cui vivo, ho deciso di specializzarmi nella crisi d’impresa e dei consumatori, nelle consulenze tecniche presso i tribunali e nelle esecuzioni immobiliari, che sono tutte specialità in cui al dottore commercialista viene riconosciuto un ruolo indispensabile, centrale e necessario che, nel caso delle aziende o di un consumatore in crisi, può portare alla loro salvezza e che, nel caso delle consulenze tecniche, può esprimere un parere decisivo per l’esito di un giudizio in corso».

Economia: servizi alle imprese, consulenze specifiche

Sono sempre stati fondamentali per agevolare le iniziative e i progetti da mettere in campo, specialmente in quest’epoca dove l’innovazione è la protagonista indiscussa dell’economia. Sono proprio i servizi alle imprese ad agevolare il lavoro dei manager nel complicato momento storico, contraddistinto dall’emergenza sanitaria del Covid-19 che influenza il lavoro in maniera determinante. Erika Capobianco propone e racconta i servizi alle imprese, i suggerimenti da consigliare ai manager, rispettando le esigenze del contesto storico.

«I principali servizi che offro sono quelli di consulenza per le imprese in difficoltà: i colleghi che seguono le loro vicissitudini contabili e fiscali mi interpellano per sapere quale potrebbe essere una strada per la soluzione della crisi. La mia attività è anche orientata a proporre al Tribunale un piano di risoluzione delle crisi da sovraindebitamento dei consumatori che, per difficoltà sopraggiunte, non possono più pagare i loro debiti. Infine, quando supporto il Tribunale con le mie consulenze, devo rendere pareri tecnici per favorire le pronunce su giudizi in corso o, quando sono individuata come ausiliario di un Giudice dell’Esecuzione, devo vendere gli immobili pignorati in sede di asta per distribuire il ricavato ai creditori».

«I miei clienti principali sono i colleghi che, riconoscendo le varie specialità, mi chiedono di intervenire. Non tutti seguono i miei suggerimenti, che chiamerei più propriamente le mie consulenze, perché spesso l’imprenditore rimanda la soluzione al problema pensando di trovare una strada che gli consenta di perdere meno. Gli imprenditori in uno stato di crisi hanno paura di disperdere risorse, pensando che le attività di salvataggio abbiano un costo troppo elevato, sia in termini di compenso per il consulente e sia per le scelte che quest’ultimo propone. Non riescono a vedere che nel lungo periodo questo costo sarà ampiamente remunerato. Le scelte di consulenza dipendono molto dalla struttura di partenza aziendale: in alcuni casi si è visto che gli imprenditori usavano l’azienda con se fosse un bancomat personale, senza un minimo di programmazione, quindi si è reso necessario pianificare gli utili attesi per capire se i compensi degli imprenditori fossero adeguati alle capacità aziendali; in altri casi l’impresa aveva perso un contenzioso che aveva portato al sequestro dei conti correnti aziendali, di fatto, bloccandone l’operatività e grazie al concordato preventivo in continuità l’azienda ha continuato a vivere. Affidatevi subito a un consulente specializzato, se la vostra azienda ha una malattia va curata, anche ascoltando più specialisti, ma ricordate che molto spesso la variabile tempo è determinante: quindi dovete assumervi la responsabilità di prendere una decisione con ponderazione ma velocemente».

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