Evasione fiscale, piaga da 100 miliardi l’anno: ma in Italia la pressione su cittadini e imprese è la seconda più alta d’Europa

di Lodovico Poschi Meuron
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Si torna a parlare di lotta all‘evasione fiscale. Nulla di nuovo, a dire il vero. Ogni Governo che si è succeduto negli ultimi 30 anni ha messo questo tema in agenda, senza poi riuscire a risolvere il problema.

Oggi tocca Mario Draghi, che avrebbe qualche carta in più da giocare, ma si trova a che fare con una maggioranza divisa e disomogenea.

Il nostro è un paese curioso. La piaga dell’evasione vale 80-100 miliardi di euro l’anno, eppure la pressione fiscale, soprattutto sulle imprese, è la seconda più alta d’Europa.

Un carico talmente elevato che per molti imprenditori diventa problematico da sostenere.

Cresce il debito fiscale per gli imprenditori, il magazzino dei crediti non riscossi sfonda i 1100 miliardi 

E che, complice una crisi che si trascina da anni, aggravata dalla pandemia di Covid 19 e oggi dalla guerra divampata a due passi da noi, ha generato un debito fiscale di enorme portata.

Come annunciato qualche giorno fa dal direttore dell’agenzia delle Entrate Enrico Maria Ruffini, il magazzino dei crediti non riscossi dallo Stato attualmente ha sfondato il tetto dei 1.100 miliardi di euro.

Ma il Fisco non si ferma. L’obiettivo dichiarato ad inizio anno è mettere in cassa oltre  18 miliardi di euro dagli imprenditori. 

Migliaia, infatti, gli atti inviati ogni giorno ai tanti che hanno debiti fiscali in sospeso.

Tax Freedom Day, in Italia arriva solo dopo 157 giorni lavorativi 

Il 2021 entra nella storia come il peggiore dal punto di vista della pressione fiscale in Italia, che ha toccato il record storico del 43,5 per cento del Pil. Mai in questi 77 anni di Repubblica Italiana mai avevamo registrato una percentuale così elevata.

La CGIA di Mestre si è divertita a fare un giochino, puramente teorico è vero, ma che fornisce la dimensione del nostro livello di prelievo fiscale.

Nel 2022, solo dopo 5 mesi (pari a 157 giorni lavorativi inclusi i sabati e le domeniche), il contribuente medio italiano smetterà di lavorare per pagare tutti gli obblighi fiscali dell’anno (Irpef, Imu, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires, contributi previdenziali, etc.) e dal 7 giugno inizierà a guadagnare per se stesso e per la propria famiglia.

Se confrontiamo questo ipotetico “tax freedom day” italiano con quello dei nostri partner europei, ci rendiamo conto che tutti gli altri paesi, ad eccezione della Francia, hanno potuto festeggiare la liberazione fiscale in largo anticipo.

In Germania, ad esempio, questo è avvenuto 5 giorni prima che da noi, in Olanda 11 e in Spagna 20. Il paese più virtuoso è l’Irlanda; con una pressione fiscale del 20,7 per cento: i contribuenti irlandesi assolvono gli obblighi fiscali in soli 76 giorni lavorativi, cominciando lavorare per se stessi il 16 marzo: 81 giorni prima rispetto al nostro “tax freedom day”.

Evasione fiscale, si punta a ridurla del 40% entro il 2026 

Sempre secondo dati forniti dalla CGIA lo Stato nel 2022 incasserà 39,7 miliardi di imposte e contributi in più rispetto al 2021. 

Il Premier Draghi scommette sulla lotta all’evasione per centrare l’obiettivo di ridurla del 40% entro il 2026, anno in cui si chiuderà i PNR, con una serie di target intermedi che prevedono entro il 2023 una riduzione del 5% e nel 2024 del 15%. .

E’ allo studio un “pacchetto anti-evasione” nell’ambito del dl semplificazioni, che dovrebbe attuare una vera e propria stretta contro i furbetti del fisco.

Il restyling della lotteria degli scontrini

Previste modifiche alla lotteria degli scontrini, in modo da rendere più agevole la partecipazione alle estrazioni ed ampliare la platea. Niente più codice a barre, al suo posto un Qr-code presente sullo scontrino, che potrà essere inquadrato con apposita App (anche quella del Cashback) per rivelare se si è il vincitore. In futuro potrebbero esserci anche premi più bassi e più frequenti.

Altra stretta per il Superbonus

E’ caccia ai furbetti del fisco il Superbonus 110%, sul quale hanno marciato in molti. Si sta pensando di rendere obbligatorio l’invio iniziale della pratica all’Enea, proprio come avviene per l’ecobonus, in modo da monitorare meglio la misura e le sue scappatoie.

Giro di vite per i “forfettari” delle partite IVA

Dal 1 luglio scatta l’obbligo di fatturazione elettronica per le partite IVA che ricadono nel regime forfettario ed attualmente pagano una flat tax del 15% fino a 65mila euro di reddito lordo. C’è da aggiungere che è stato concesso un periodo di tolleranza, per agevolare un passaggio graduale al nuovo adempimento, che di fatto proroga la scadenza al 1 gennaio 2023.

Stretta su Pos e carte di credito

In arrivo una multa fissa di 30 euro più il 4% del valore della transazione negata per chi rifiutasse una transazione con POS. Per mappare le carte potrebbe essere richiesto l’invio all’Agenzia delle Entrate dei dati di tutti i pagamenti digitali che, incrociati con le fatture elettroniche, potrebbero dare maggior certezza su chi evade le tasse.

Photo: Santy Sun / Unsplash

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