Un altro flop. Il fallimento della rottamazione ter è ormai certificato e non sembra trovare grande consenso fra la nutrita platea di contribuenti che aveva scelto di aderire alla pace fiscale.
I primi dati che arrivano dal Mef (il Ministero dell’Economia e delle Finanze) sono scoraggianti.
Alla scadenza di fine aprile – prorogata al 9 maggio grazie ai 5 giorni di tolleranza – solo un contribuente su due si sarebbe messo in pari.
Flop rate 2020, solo 1 contribuente su 2 si è messo in pari
A pagare le rate 2020 erano chiamati 532 mila fra imprenditori e liberi professionisti e il bilancio è molto molti deludente: meno di 250 mila sarebbero coloro che hanno onorato questa scadenza approfittando quindi dell’opportunità di approfittare del saldo e stralcio concesso dal Parlamento (dopo l’ok del Governo).
Dunque il fallimento annunciato della rottamazione ter si arricchisce di un nuovo capitolo.
Nessuno può gioire – l’Erario in primis, visto che i mancati incassi pesano come macigni sui conti dello Stato -, ma purtroppo era stato ampiamente previsto da molti analisti.
Come avevamo ricordato in un precedente articolo, in ballo ci sono complessivamente 2,45 miliardi di euro che riguardano sia chi non aveva versato le rate 2020 sia quelle del 2021.
E adesso?
Per centinaia di migliaia di imprenditori si apre lo spettro della riscossione forzata attraverso le procedure esecutive (cos’è un pignoramento e come deve essere notificato).
Una mazzata per tantissimi di loro che adesso si troveranno costretti a pagare il loro debito residuo con l’aggiunta di sanzioni e interessi e senza più alcuna possibilità di rateizzare l’importo dovuto.
Prossima scadenza? L’8 di agosto per le rate del 2021
Adesso, per chi ce l’ha fatta a mettersi in pari con le rate 2020, è all’orizzonte una nuova scadenza: quella del 31 luglio, anche in questo caso la tolleranza di 5 giorni la sposta all’8 di agosto, che prevede il versamento delle rate 2021.
Infine, solo per la rottamazione ter bisognerà versare le rate 2022 (30 novembre con tolleranza fino al 5 dicembre).
Le sensazioni non sono buone e anzi molti esperti non escludono che molti altri contribuenti non riescano a onorare queste scadenze decadendo quindi dalle sanatorie della pace fiscale.
Il pressing per una rottamazione quater
Insomma, tira davvero una brutta aria intorno agli imprenditori che hanno debiti con il Fisco.
Molte forze politiche sono in pressing sul Governo per una rottamazione quater, ma naturalmente soprattutto i tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze ci vanno molto cauti.
Le considerazioni che vengono mosse sono diverse.
Innanzitutto, i meccanismi della nuova riapertura della pace fiscale erano e devono restare molti rigidi rispetto a chi ha saltato una scadenza o ha pagato meno di quanto dovuto.
Secondo, c’è il rischio ancora una volta di premiare chi ha contribuito al fallimento della rottamazione ter rispetto a chi, magari facendo grandi sacrifici, non si è sottratto alla “chiamata” e ha versato quanto dovuto.
Due sono gli elementi assolutamente certi.
La situazione di enorme difficoltà in cui versano migliaia di PMI e le difficoltà dello Stato a far funzionare le sanatorie.
Il fallimento della rottamazione ter è una mazzata anche per lo Stato che vede salire vertiginosamente il magazzino dei crediti.
I debiti fiscali ? Gli strumenti per gestirli non mancano
In questa drammatica situazione ci sono però anche notizie incoraggianti per gli imprenditori alle prese con debiti fiscali e previdenziali.
Dal 15 luglio, con l’entrata in vigore del nuovo Codice della Crisi, la vecchia Legge Fallimentare andrà in soffitta.
In questo contesto, il concordato si iscriverà in un perimetro più ampio, collocandosi fra i quadri di ristrutturazione preventiva.
Si tratta di misure e procedure volte al risanamento dell’impresa attraverso la modifica della composizione, dello stato o della struttura delle sue attività e passività o del capitale.
Tieni bene a mente questi strumenti.
Quando ne ricorrono le condizioni, essi si trasformano in grandi opportunità di rilancio per chi si trova con debiti fiscali e previdenziali importanti, anche superiori ai 500 mila euro:
- contenzioso tributario
- Concordato Preventivo
- Piani di Ristrutturazione soggetti a Omologazione (PRO) con la Transazione Fiscale
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