Dall’Italia a Bruxelles, i consigli di Fausto Carnevale per aprire un’attività all’estero

di Veronica Rossetti
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Intervista al 29enne dottore commercialista e consulente internazionale, poliglotta, che parla di fisco e contabilità su YouTube.

Fausto Carnevale lavora come libero professionista a Bruxelles per aiutare le persone a studiare, comprendere la contabilità e la fiscalità, in Italia e in Belgio. Eroga consulenze per avviare nuove attività fuori dell’Italia. Attualmente, è uno dei pochi consulenti di origine italiana che collabora con studi in tutta Europa. Parla tre lingue e riesce a gestire consulenze in Inglese, Francese e Italiano.

Fausto, puoi raccontarci la tua storia professionale partendo dagli studi fino ad arrivare alla scelta di rivolgere i tuoi servizi all’estero?

Sono di origini abruzzesi. Ho studiato Economia e Commercio a Pescara, conseguendo un titolo triennale in Economia e Management. Capire quale fosse la strada giusta da seguire, per me, non è stato facile. Sapevo di voler costruire una vita a impatto positivo per me e per gli altri. Ho sempre cercato di affrontare gli studi in un’ottica di crescita e sviluppo personale, affiancando la teoria dei libri a esperienze più pratiche che non ti insegnano all’ università. Per questo ho deciso di uscire dalla mia regione di nascita e ho conseguito la laurea magistrale a Trento, per poi iniziare a svolgere uno stage a Bolzano.

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Dopo un anno, ho maturato il sogno di andare all’estero. Fortunatamente, la multinazionale in cui sono stato assunto, mi ha proposto di andare a Bruxelles e ho deciso di cogliere al volo questa opportunità. Quella scelta mi ha cambiato la vita. È stato un periodo cruciale per la mia carriera e la mia realizzazione professionale e personale. Ho riflettuto attentamente su cosa fare nella vita e, alla fine, ho capito di volermi dedicare interamente al tema della fiscalità.

Com’è nata l’esperienza su YouTube?

Durante il Covid, ho deciso di diventare dottore commercialista dato che ho sempre avuto buone basi di contabilità. Così, mentre lavoravo in azienda continuavo a studiare per realizzare il mio sogno e per passare l’esame di Stato. Parallelamente, tramite il mio canale YouTube ho iniziato a parlare di contabilità e fiscalità, con un taglio semplice, informale e divulgativo. Inizialmente, ho fondato il canale per condividere la mia esperienza e per aiutare le persone interessate a trovare lavoro all’estero. Ma poi ragionandoci su, ho deciso di venire incontro alle esigenze delle persone che erano molto più interessate ad argomenti di contabilità e fiscalità.

Quali sono i servizi che offri?

Nello specifico, a Bruxelles, offro consulenze per persone che si vogliono trasferire in Belgio o viceversa dal Belgio all’Italia. Spiego loro, quante tasse si pagano e i vantaggi dell’investimento che andranno a sostenere e ai vari dubbi riguardo alla loro tenuta contabile e al fisco. Tengo anche dei corsi incentrati sul passare l’esame di Stato per gli aspiranti commercialisti, fornendo dei consigli utili su come prepararsi al meglio.

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Photo: Pexels / Ivan Samkov

Dopo l’esperienza positiva del canale YouTube, ho capito che effettivamente mancava qualcuno in grado di spiegare il fisco e la contabilità in modo semplice e informale ma anche approfondito. Da lì sono nati altri corsi, diversi rispetto a quelli forniti agli aspiranti commercialisti, in cui approfondisco quali step seguire se si vuole aprire una partita iva e quanti e quali tasse occorre pagare.

Che differenza c’è tra il fisco italiano e quello di Bruxelles? Invece, a livello di tenuta contabile cosa cambia?

Per molti aspetti è simile: le direttive europee sono coordinate per l’iva e per le imposte sulle società. In Belgio, si è meno controllati e contratti dalla burocrazia: una persona fisica riesce a comunicare più facilmente con l’amministrazione pubblica. Ad esempio, a livello di contabilità, non c’è l’obbligo di fatturazione elettronica per le persone fisiche né di deposito del bilancio. Le imprese devono depositare il bilancio però hanno più vantaggi con i dividendi per i soci. Le tasse sono più elevate mentre l’IRPEF e l’IVA sono uguali. Non è un paradiso fiscale come il Nord Europa, non è come in America dove l’imprenditore è quasi un Santo. Insomma, è una via di mezzo tra modello italiano e anglosassone.

Infine, quali consigli ti senti di dare a liberi professionisti e imprese in questa delicata fase storica – tra pandemie e prezzi dell’energia in crescita – nel caso volessero avviare un nuovo business?

Mi rivolgo principalmente ai giovani: il mio consiglio è di non avere paura di pensare in grande e di dare il massimo al fine di raggiungere i propri obiettivi, a volte andando anche contro i propri schemi e le routine che portano all’insoddisfazione. Consiglio di fare esperienza all’estero, anche solo un lavoretto, per imparare la lingua inglese e cercare di vedere come funziona il mondo al di fuori dell’Italia. La cultura e i media italiani non aiutano chi vuole mettersi in proprio. Invece, oggi, è alla portata di tutti: ci si può formare, costantemente tramite i canali internazionali di YouTube; ci si può far conoscere tramite un sito web e i social media. Inoltre, ci sono molti incentivi fiscali, che occorre studiare per capire in quale settore specializzarsi e investire.

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Consiglio, anche per il libero professionista, di specializzarsi in qualche nicchia come l’import-export, perché pochi lo fanno in Italia. Ad esempio, per chi vuole aprire dei ristoranti in Italia da altre nazioni, come la Cina, il mercato è aperto e in crescita. Aiuterebbe a far entrare nuovi capitali in Italia e dare respiro all’economia della nostra nazione.

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