«In Italia manca cultura fiscale e si pensa che il nostro sia un lavoro noioso». Secondo Gaetano Bosciglio, dottore commercialista e revisore legale, occorre percepire il vento del cambiamento e spiegare le vele: solo così si riesce a coltivare un rapporto di qualità con le imprese e guadagnare vantaggio competitivo.
«Gli imprenditori? Tenderanno sempre di più a internalizzare la contabilità e per questo avranno un enorme bisogno di consulenza. Penso alla miriade di precompilati, alla disciplina fiscale sempre più complessa, all’affermarsi di nuove tecnologie come la blockchain, al diffondersi di criptovalute e token non fungibili, alla costante richiesta di pianificazione fiscale. In questo modo, cambierà il rapporto con i clienti, che ci vedranno con un altro occhio. Per loro non saremo solo quelli che si occupano del calcolo delle imposte, ma soggetti utili e determinanti con i quali confrontarsi in maniera costante e continua durante la fase fisiologica e patologica dell’impresa».
Sul proprio futuro e su quello dei suoi colleghi, Gaetano Bosciglio, dottore commercialista e revisore legale a Milano, vede rosa. «Nei tempi prossimi – ne è sicuro – attraverso un crescente utilizzo degli strumenti digitali passeremo sempre meno tempo tra le scartoffie, come è successo sino ad alcuni anni fa, e faremo crescere la qualità del rapporto tra noi e gli imprenditori. Occorre però già da ora avere fiuto per le nuove tendenze, i nuovi argomenti da studiare, i nuovi settori in cui fare business a cui il legislatore non ha ancora dato veste giuridica. Da sempre il mondo reale corre a una velocità diversa rispetto alla politica, la società affronta e si pone delle domande prima che lo faccia il legislatore: questo accade su tutti i temi, tanto più in materia fiscale. Oggi basta accendere la tv o aprire un quotidiano e molti aspetti – penso ad esempio ai Bitcoin e alle criptovalute in genere – sono di pubblico dibattito. A temi come questi, dal punto di vista fiscale il legislatore italiano non ha dato risposte chiare, generando confusione e panico fra i contribuenti. I quali, per tornare al mondo dei Bitcoin e delle criptovalute, ad oggi non sanno quale sia il giusto inquadramento tributario su come e quando dichiarare i redditi prodotti da questa speciale tipologia di valuta. A questo e molti altri aspetti noi commercialisti dobbiamo essere in grado di dare risposte, con i piedi ben saldati nel presente, ma con occhi, cuore e cervello che guardano al futuro. È necessario percepire il vento del cambiamento e spiegare le vele, in modo tale da guadagnare vantaggio competitivo sui temi del futuro».

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Palermitano di nascita, cresce a Cianciana, in provincia di Agrigento, 32 anni, maturità scientifica, una breve esperienza a Londra per respirare l’aria dell’alta finanza, una laurea magistrale in Economic e Finance presso l’Università degli studi di Palermo, un Master al Sole24ore in Diritto Tributario, un Master in Diritto societario presso l’Università Lumsa di Roma, Gaetano Bosciglio ha mosso i primi passi nel capoluogo siciliano, e poi a Milano, dove oggi esercita la sua professione presso uno studio multidisciplinare. Con altri colleghi si occupa di consulenza societaria, fiscale e tributaria per imprese, enti pubblici e organizzazioni del Terzo settore.
Ma quali sono di preciso i servizi che offre, quali le difficoltà che incontra nella sua professione e come oggi va promossa l’attività del commercialista?
Mi relaziono con circa un centinaio di clienti, tra imprenditori e liberi professionisti, molte associazioni del Terzo Settore, alcuni con fatturati che possono superare i cento milioni di euro. Seguo gli adempimenti fiscali, così come i contenziosi tributari e la redazione dei bilanci. Sono “innamorato” del mio lavoro perché non consiste solo nello stilare una dichiarazione dei redditi o articoli di contabilità: il focus è gestire il rapporto con le persone e conquistare la loro fiducia. Di fatto, essere protagonisti dei successi imprenditoriali e di conseguenza dei successi di vita dei propri clienti. Lo considero un aspetto importante ma sottovalutato della nostra attività, che spesso viene considerata ripetitiva, noiosa, complessa, invece se svolta con dedizione, diventa stimolante e anche creativa. Raramente si sente dire da un bambino che, crescendo, vuole fare il commercialista. E non solo perché si tratta di un lavoro difficile, che richiede studio, aggiornamento continuo e rigore. Il problema è che in Italia manca una adeguata cultura fiscale. In questo senso, occorrerebbe una rivoluzione culturale, che investa sui più piccoli. Sarebbe bello se in futuro nelle scuole elementari si insegnasse che pagare le tasse non è qualcosa di brutto, ma segno di rispetto profondo verso il proprio Paese e la collettività in genere. Un motivo di onorabilità di cui andare fieri. Si dovrebbe insegnare ai più giovani che è con il contributo convinto di tutti che si potrebbe vivere meglio nel nostro Paese. Migliori scuole, strade, ospedali, sicurezza. Di conseguenza, si comprenderebbe la funzione sociale dei commercialisti, che consiste anche nell’aiutare il contribuente a pagare il giusto e il dovuto, come sancito dall’articolo 53 della nostra Costituzione.
Quali sono gli altri compiti del commercialista oggi?
Offrire agli imprenditori strumenti importanti per crescere: pensiamo alle diverse agevolazioni per le più svariate categorie di contribuenti. Costruire con i clienti un percorso e una pianificazione strategica utile a moderare i facili entusiasmi iniziali e comprendere il rapporto costi-benefici di operazioni e strategie decise dall’imprenditore. Il commercialista, inoltre, rappresenta una guida per districarsi nel labirinto tortuoso della materia fiscale e societaria italiana. Ed è inoltre la sentinella che ti avvisa quando i conti non sono proprio a posto e si rischia di precipitare. Con l’arrivo del nuovo Codice della crisi dell’impresa, noi possiamo aiutare i nostri clienti a prevenire situazioni che potrebbero diventare complicate, se non senza via di ritorno. Mi auguro che i clienti chiedano il nostro aiuto già quando avvertono i primi segnali di crisi: e non, come troppo spesso accade, quando la situazione è irreversibile. Il fallimento, che a breve prenderà il nome di Liquidazione Giudiziale, si può prevenire. Noi commercialisti in questo siamo i migliori alleati che un imprenditore possa avere.
Le difficoltà di questa professione?
Penso siano legate a scadenze continue da rispettare, che ci tolgono il tempo per approfondire i rapporti con i clienti, oltreché la possibilità di prendersi qualche giorno libero in più. Gestire l’aspetto pratico e quello umano non è facile. Con la pandemia siamo stati inondati da una produzione di norme, spesso in conflitto tra loro, che ci ha quasi mandati in tilt. Per fortuna le continue innovazioni tecnologiche ci vengono in aiuto.
Si può dire che tante scadenze, troppe tasse spingano ad evasione ed elusione, anche con l’aiuto di qualche commercialista che approfitta magari di ingorghi legislativi, di una burocrazia opprimente?
Rispetto ad altri Paesi, è vero che in Italia si pagano troppe tasse a cui spesso non corrispondono servizi adeguati e proporzionati. E il divario si ingrandisce al Sud. Detto questo, il commercialista non è colui che aiuta a evadere il fisco. Voglio essere chiaro su questo tema e sgombrare il campo da credenze del tutto sbagliate. Le tasse sono alte per tantissime ragioni, quasi del tutto antipatiche e certamente non condivisibili, ma va anche detto che in Italia non tutti le pagano, e in molti, purtroppo, non le hanno mai pagate.
Federalismo fiscale?
La Sicilia, la mia terra, è una regione a statuto speciale, ma le cose non funzionano.
Quanto è importante la comunicazione via social nella sua attività, visto che tra la pagina Facebook e il profilo LinkedIn conta più di tremila follower?
È ovvio che se dovessi selezionare il mio commercialista, non lo sceglierei via Facebook. I social, in generale, possono servire a un confronto tra colleghi, a dare una mano a qualche cliente, ad acquisire popolarità. Ma ritengo che almeno agli inizi il passaparola sia il metodo che funzioni di più.

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Per diventare bravi commercialisti e bravi consulenti, meglio studiare all’estero?
Decisamente no: io ho studiato a Palermo con docenti straordinari. Ci sono tante università italiane valide. E poi per conoscere il diritto tributario italiano non puoi andare all’estero. A chi vuole intraprendere questa professione dico che servono studio, aggiornamento continuo, disciplina e capacità empatiche. Quella del commercialista è una professione sempre più richiesta nel mercato del lavoro, alla luce anche del ruolo che avremo nel futuro imminente con la gestione dei fondi del PNRR.
Tre consigli che darebbe agli imprenditori?
In primis: Pianificazione. Confrontarsi con il proprio commercialista su come e quando fare un investimento. Comprendere come massimizzare quest’ultimo anche dal punto di vista fiscale. Approfondire tutte le tematiche relative ai diversi bonus fiscali e di finanza agevolate in genere.
A seguire, scegliere il Commercialista non in base al compenso, ma in base alle competenze, all’esperienza, alla professionalità. Scegliere un consulente che “costa poco” probabilmente potrebbe portare a un conto caro e amaro nel futuro.
E infine, avere contezza in maniera costante e diretta della situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’impresa per non avere brutte sorprese a fine anno. Talvolta molte realtà hanno ottimi conti economici, ma pessimi rendiconti finanziari. Pertanto, il mio consiglio è quello di restare vigili sul necessario fabbisogno finanziario dell’azienda.
Intanto Gaetano ha già avviato un lavoro di ricerca sugli aspetti fiscali legati al mondo della blockchain e delle criptovalute. Obiettivo: scrivere un libro entro la fine del 2023.