Specializzato in consulenza direzionale, organizzazione aziendale, finanza agevolata e crediti di imposta, nel 2014 Giovanni Emmi è stato premiato come “professionista digitale italiano dell’anno”. «La sensazione è che in Italia un imprenditore non sia mai al sicuro con il Fisco: riesce a cavarsela solo se è ben assistito legalmente e ha capacità di spesa. Le attività fiscali si ridurranno di oltre il 50% nei prossimi cinque anni: per questo il commercialista diventa il professionista di fiducia in ambito economico. Come il medico generico per la salute».
Aggregazione, digitalizzazione, specializzazione e comunicazione. Per Giovanni Emmi non ci sono dubbi: sono questi i quattro pilastri sui quali costruire la professione del futuro. E lui si è attrezzato, creando Proclama. Nato a Menziken (Svizzera) nel 1970, Emmi è un commercialista e vive in Sicilia. «Mio padre era un artigiano, la scelta l’ho maturata alle scuole medie – ci racconta – Ho avviato un percorso di studi che è passato da Ragioneria a Economia. Dopo la Laurea, l’abilitazione professionale come dottore commercialista e revisore legale».
Nel 1999 Emmi ha avviato il suo primo studio professionale di commercialista tradizionale. Nel 2010 la svolta digitale, completata nel 2014 con il Premio – tributato dal Politecnico di Milano – di commercialista più digitale d’Italia, con il progetto partitaiva.it.
Su quali aspetti della fiscalità siete maggiormente focalizzati?
Con la nostra società tra professionisti – oltre alle attività tradizionali societarie, tributarie e del lavoro – siamo specializzati in consulenza alle PMI e startup innovative, digitalizzazione dei processi di studio e aziendali, consulenza per adeguati assetti organizzativi finalizzati a garantire la continuità aziendale e prevenire la crisi di impresa. Proclama è una società per azioni di dottori commercialisti, ma siamo anche piccoli e medi imprenditori innovativi. È la prima realtà di questo tipo nel Mezzogiorno. Ci concentriamo soprattutto su innovazione e digitalizzazione. Il nostro carattere distintivo è la gestione del cliente con sistemi automatizzati, evoluti e fortemente digitali.
Può fare qualche esempio?
Utilizziamo software specifici per CRM (Customer Relationship Management), per la gestione di mandati e preventivi con sistemi di firma automatizzata, task e project manager per la gestione del lavoro in smart working, comunichiamo sul web e tramite i social con i potenziali clienti e gli altri professionisti, abbiamo costituito una rete professionale mista iscritta alla Camera di commercio e una Community con oltre 50 tra professionisti e imprese con la quale forniamo servizi integrati e multidisciplinari. Il nostro è uno studio digitale, i nostri clienti sono in tutta Italia: Milano, Catania, Torino, Roma nell’ordine, ma anche Puglia, Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Emilia-Romagna, Calabria, Abruzzo. La maggior parte dei nostri clienti è costituita da società informatiche, web agency, e-commerce e operiamo in un settore specifico, quello delle catene di Casual food, in cui abbiamo i clienti di dimensione più grande. Quello più strutturato quest’anno supererà i 100 milioni di euro di fatturato consolidato e ha sedi in tutta Europa.
A che serve oggi avere un commercialista, visto che per gli adempimenti fiscali ci sono i software?
Gli adempimenti fiscali, contabili e di bilancio rappresentano una fetta importante della nostra attività ancora oggi. Ma la struttura dei ricavi si sta già modificando verso le attività di consulenza, soprattutto quella direzionale. Le attività fiscali si ridurranno di oltre il 50% nei prossimi cinque anni. Il commercialista serve principalmente alle aziende strutturate che vogliono crescere, è il professionista di fiducia in ambito economico, come il medico generico per la salute. L’importante è capire come attrezzarsi per il futuro. Per fare il commercialista, oggi, non è sufficiente essere un burocrate della fiscalità. Il commercialista deve tornare a fare consulenza alle aziende per accompagnarle nella crescita e nello sviluppo della strategia di business.
Noi siamo partiti con una Società Per Azioni tra professionisti e una rete professionale mista, utilizzo della tecnica agile, low code e no code per i nostri processi interni. Abbiamo creato una struttura multidisciplinare con commercialisti, consulenti del lavoro e avvocati. Fondamentali per noi sono diventate la comunicazione e la promozione dei nostri servizi con le nostre pagine social e i portali srlonline.com e partitaiva.it. Così ci presentiamo ai clienti che intendono costituire una SRL o aprire una Partita Iva.
Le è mai capitato di guidare un’azienda in crisi?
No. Per mia fortuna ho assistito più di duemila aziende nella mia carriera professionale, senza aver mai subito una procedura concorsuale per un cliente del mio studio.
In che modo il nuovo Esecutivo potrà aiutare il tessuto produttivo italiano e il Paese in genere a crescere?
Dalla mia esperienza con imprenditori esteri che vogliono investire in Italia, ma anche di italiani, il freno principale allo sviluppo del business è rappresentato dalla burocrazia e dalla mancanza di certezze della fiscalità italiana. La sensazione è che in Italia un imprenditore non sia mai al sicuro con il Fisco e, allo stesso tempo, riesca sempre a cavarsela se è ben assistito legalmente e ha capacità di spesa. A parte l’ingiustizia insita nella mancanza di certezza del diritto del contribuente, l’incertezza, in genere, non fa bene al business. Sono per la sburocratizzazione, la semplificazione, meno per la riduzione delle imposte, come priorità per il nostro sistema fiscale.
Ha in programma di scrivere un libro che sia di aiuto agli imprenditori?
In passato ho scritto un libro edito su kindle dal titolo Commercialista 5.0, in cui mi rivolgo più ad altri professionisti che a imprenditori. Il libro l’ho scritto a quattro mani con mio fratello Rosario, commercialista come me. Siamo coautori anche di due volumi dal titolo Essere PMI innovativa e Startup innovative, che forniamo ai nostri clienti e potenziali clienti che decidono di avviare una PMI o una startup innovativa. Per il futuro, penso di scrivere sulla crisi di impresa: Prevenire è meglio che curare sarà, probabilmente, il titolo.