Fabrizio Bava: «Agli imprenditori suggerisco di leggere il proprio bilancio e quello dei competitor»

di Cinzia Ficco
fabrizio-bava-commercialista
Il suo pallino è stato sempre contribuire a «promuovere la cultura economico-aziendale e divulgare i meccanismi alla base della sostenibilità di un’impresa». Nel suo ultimo libro pubblicato spiega perché è importante che un imprenditore sappia leggere il proprio bilancio: «Solo così può valutare se si è affidato a un bravo commercialista: e capirà quali sono le domande giuste da rivolgere al proprio consulente».

 

Qual è la differenza tra reddito e cassa? E tra profitto e ricchezza? Cosa distingue i costi dagli investimenti? Perché le rimanenze fiscali incrementano l’utile? Sono alcuni dei quesiti a cui Fabrizio Bava, nato nel 1972 a Ivrea, commercialista e professore ordinario di Economia aziendale all’Università di Torino, dà risposte nel suo ultimo libro, dal titolo: Come leggere il bilancio dell’impresa. Un approccio semplice e rigoroso, rivolto non solo ai non addetti ai lavori, ma anche a imprenditori, manager di imprese, avvocati, magistrati e ai suoi studenti, perché «come la mela di Magritte è soltanto un dipinto, una rappresentazione, talvolta anche i bilanci, come purtroppo in passato è accaduto, sono soltanto finzione, non espongono il reale stato di salute dell’impresa o del gruppo».

Saper leggere un bilancio, senza affidarsi solo ai commercialisti, permetterà di non prendere decisioni avventate.

«In fondo tutti dovremmo saper leggere un bilancio. Mi capita spesso di domandarmi se i nostri rappresentanti politici abbiano sviluppato sensibilità verso il tema, perché dalle proposte e decisioni che assumono, talvolta sembrerebbe di no. Saper leggere un bilancio è utile nella vita di tutti i giorni indipendentemente dall’ambito lavorativo, non soltanto per programmare le spese famigliari. È importante anche quando si acquista sul web, così come quando si cerca un nuovo posto di lavoro».

Il bilancio è non solo un biglietto di visita, ma rappresenta nella maggior parte dei casi lo stato di salute di una azienda. Nel libro il professore insegna come nasce e si arricchisce di informazioni un bilancio a mano a mano che l’impresa effettua operazioni già dal primo anno. Nelle ultime pagine l’autore commenta il bilancio della Lavazza e della Juventus, perché di Torino e perché “tifo per quella squadra”.

Ma andiamo con ordine e tracciamo un profilo di Bava, che segue le orme dei genitori.

«Oltre 40 anni fa a Strambino, paese della provincia di Torino, i miei genitori hanno fondato lo Studio SAC (Studio Bava, lo studio commercialistico di famiglia) in cui operano tra dipendenti e collaboratori professionisti circa 25 persone. Mia sorella Raffaella è dottore commercialista e opera a tempo pieno nello studio. Ho iniziato a pensare che sarei diventato commercialista quando ho deciso di iscrivermi a quella che allora si chiamava Facoltà di Economia».

Il suo pallino è stato sempre contribuire a «promuovere la cultura economico-aziendale e divulgare i meccanismi alla base della durabilità e sostenibilità di un’impresa». Attività che svolge attraverso il suo blog, con la collaborazione ad Eutekne.info, i convegni e le lezioni universitarie al Dipartimento di Management dell’Università di Torino, dove insegna bilancio e revisione aziendale.

advisor-iStock-business-1186614184

Photo: iStock / Business

«Insegnare è gratificante, mi auguro di riuscire a trasferire ai giovani non solo competenze tecniche, ma anche come approcciarsi ai problemi, il voler sempre approfondire, il chiedersi i perché delle regole. È sbagliato dire che i professori universitari non dovrebbero fare altri lavori. Chi vorrebbe imparare a fare un’operazione chirurgica da un professore che ha studiato come si opera soltanto su un libro? Per noi aziendalisti è fondamentale avere a che fare con le imprese, ognuno nell’ambito della propria specializzazione. Con l’arrivo del Covid ho avuto molto più tempo libero e ho deciso, un po’ come hobby, di realizzare il mio blog, da dove è nata l’idea del libro. Sono convinto che ci sia bisogno di maggiore consapevolezza dell’importanza dei bilanci delle imprese. Avrei potuto optare per un editore tradizionale, ma mi piaceva l’idea di indagare questo particolare modello di business – quello dell’autoproduzione su Amazon – e non c’è modo migliore che sperimentarlo. Nel libro dico che è sempre più importante per un imprenditore imparare a leggere il proprio bilancio per condurre l’impresa, monitorando l’andamento degli equilibri di gestione. La dimensione familiare delle imprese italiane determina che al timone ci sia il fondatore o un suo erede i quali, talvolta, non possiedono competenze in ambito amministrativo e il contesto competitivo sempre più complicato, la riduzione dei margini – pensiamo oggi ai costi energetici – non consentono più alle imprese di pensare che sia importante soltanto avere un buon prodotto e saper vendere».

È in arrivo il secondo libro, complementare al primo, in cui spiegherà come valutare lo stato di salute dell’impresa dal bilancio, «un argomento più affascinante rispetto alla sola comprensione del contenuto e dei concetti alla base del bilancio di cui tratta il primo libro».

Scorrendo la sua biografia e le pagine del libro, il suo metodo sembra poggiarsi sull’arte della maieutica socratica: aiuta le imprese a reggersi sulle proprie gambe, imparando a leggere il bilancio.

Certo. È importante che l’imprenditore sappia interpretare il proprio bilancio, anche per poter valutare se si è affidato a un bravo commercialista, sviluppare la giusta sensibilità, saper porre le domande al proprio consulente e riuscire a capire. Lo stesso vale per un manager di una grande impresa, a un certo livello non si può prescindere dal possedere competenze in tema di bilancio. Gli avvocati spesso difendono amministratori, sindaci e revisori in sede civile e penale da comportamenti che hanno a che fare con il bilancio. Il legale deve essere in grado di capire se può essere utile una consulenza tecnica (la CTP), così come io, che spesso faccio le consulenze tecniche non posso non avere alcuna competenza in tema di reati, pur non essendo avvocato, se voglio fare al meglio il lavoro.

Pensi a un comune mortale: è davvero così semplice leggere un bilancio?

Non è così complicato, c’è però un problema culturale alla base. Spesso il bilancio viene visto come qualcosa di tecnico, riservato a specialisti, non realmente utile, ma non è così. Non è burocrazia, il bilancio è la cartella clinica dell’impresa. È con il secondo libro che cercherò di spiegare come interpretare lo stato di salute. Il primo è più di base e si propone di spiegare i concetti alla base del bilancio e le norme di legge che lo regolano.

Qual è il consiglio più importante da dare ai clienti?

Non guardare solo il fatturato e nemmeno solo l’utile, è importante acquisire un po’ di competenze, ad esempio, per saper valutare se il livello di indebitamento bancario è o meno adeguato. Consiglierei di guardare il proprio bilancio e quello dei principali competitor, quelli che guadagnano più di loro. Potrebbe essere un incentivo ad imparare a leggere il bilancio.

  • Non focalizzarti solo sul fatturato, monitora la cassa e l’indebitamento bancario
  • Acquisisci sempre maggiori competenze, come quella di imparare a leggere il tuo bilancio
  • Circondati di persone competenti e motiva i tuoi collaboratori

I clienti del suo studio?

Sono le imprese del territorio Canavesano, di dimensioni medio piccole, ma seguiamo anche sedi locali di multinazionali estere. I miei clienti, invece, arrivano un po’ da tutta Italia. Talvolta, ad esempio, mi viene chiesto di formulare pareri sul bilancio o sul comportamento di amministratori e sindaci, quando emergono criticità.

Le è mai capitato di guidare un’azienda vicina alla crisi?

Di guidarla personalmente no, ma ho avuto occasione di seguire imprese che, a causa della crisi, hanno dovuto ristrutturare il debito. Sono percorsi complicati, ma molto importanti perché talvolta riescono a salvare l’impresa e i posti di lavoro. Non tutte le imprese, però, possono e devono essere salvate. Una mano la darei solo a quelle che hanno ancora un prodotto apprezzato sul mercato, collocabile con i giusti margini.

A che serve oggi avere un commercialista e come il commercialista deve prepararsi per affrontare le sfide del futuro?

Il commercialista in Italia è essenziale. Dovrebbe essere importante nelle imprese più piccole – che sono la maggioranza – perché può compensare l’inevitabile carenza di managerialità, ma anche per gestire la complessità di quelle più grandi. I commercialisti dovranno, come un po’ tutti, applicarsi nell’utilizzo dei nuovi strumenti che ci mette a disposizione l’evoluzione tecnologica. Un tema molto attuale, quantomeno per le imprese non piccolissime, è quello dell’informativa ESG (Environmental, Social and Governance). Sempre più imprese saranno interessate a predisporre report di sostenibilità e i commercialisti dovranno cogliere questa importante opportunità di business.

Un consiglio al nuovo Esecutivo?

Sicuramente i commercialisti vorrebbero una semplificazione anche se da parte di un tecnico è difficile credere che ci si arriverà. Sono promesse che vengono fatte da decenni e il sistema, con qualche eccezione, diventa ogni anno più complicato. Si ricorderanno le assurde regole introdotte durante il lockdown per definire quali attività potevano restare aperte e quali chiuse. Tra i numerosi incentivi validi c’è Industria 4.0, importante per l’innovazione. I veri problemi cronici dell’Italia sono però quasi assenti dalla campagna elettorale. Bisognerebbe puntare su riforme che incentivino la crescita. Serve rivedere la giustizia e ridurre la burocrazia, aspetti che frenano gli investimenti esteri, ridurre la spesa pubblica, in particolare quella pensionistica, tanto per citare alcuni tra i problemi più gravi e bistrattati dalla politica.

Fabrizio-Raffaella-bava

Raffaella e Fabrizio Bava

Cosa deve cambiare invece nelle Università?

Le Università in cui si insegna il management devono riuscire a stare al passo con i tempi, modificare il contenuto dei corsi in relazione alle esigenze delle imprese. Oggi un ruolo sempre più importante è quello della tecnologia. Gli Atenei devono investire sempre di più nell’internazionalizzazione e nel consentire agli studenti di svolgere periodi di studi all’estero, esperienze fondamentali nella formazione anche della persona. Le nostre lauree sono ancora molto richieste dagli studenti, in molti si iscrivono al test di ingresso ed è un bene perché rispetto ad altri corsi di laurea, economia aziendale garantisce la possibilità di trovare un posto di lavoro in tempi brevi. Ma attenzione, non è solo la giusta laurea che ti consente di trovare lavoro. Occorre essere motivati.

You may also like

Lascia un commento