Dal suo studio in provincia di Ancona, Leonardo Zappanico si focalizza sulla finanza d’azienda «perché senza liquidità, un’impresa è destinata a morire, soprattutto in momenti come questi…»
Filottrano, comune di novemila abitanti in provincia di Ancona. Il microcosmo in cui, nel 1968, nasce lo studio Zappanico, a presidio di una piccola comunità fatta soprattutto di piccole imprese e realtà a conduzione familiare.
Oggi alla guida c’è Leonardo, revisore legale e dottore commercialista dal 2000. La sede dello studio non è cambiata, l’attaccamento alle proprie radici è sempre forte. Quella che è profondamente mutata è la professione di commercialista.
«È stata un’evoluzione continua – ricorda il dottor Zappanico – dalla semplice consulenza del lavoro alla contabilità e gli adempimenti di carattere fiscale, fino al contenzioso tributario e al conferimento e trasferimento d’azienda. Mi piace ricordare anche un’attività di psicologi del lavoro e non solo, voluta e finanziata dalla regione Marche che però ad un certo punto è stata sospesa».

Leonardo Zappanico con il padre
Un impegno a supporto del mondo del lavoro che dunque viene da lontano
Alla fine degli anni ’60 mio padre è nato come consulente in quel ramo, aspetto che ha sempre affascinato anche me. Oltre all’attività che le dicevo, ho svolto un Master specifico in passaggio generazionale nelle aziende, con lo scopo di creare un coach dedicato in modo specifico ad accompagnare questo percorso. In Italia sono ancora tantissime le imprese familiari che si tramandano da una generazione all’altra e non sempre questo passaggio produce effetti positivi.
A questo proposito, che giudizio si sente di dare verso le nuove generazioni di imprenditori?
Sicuramente sono più formate e quindi proiettate verso una gestione più manageriale. Hanno una visione più formale, meno improvvisata e più attenta alle procedure. Ma c’è il rovescio della medaglia: il “professor” Internet, che i ragazzi maneggiano quasi fosse una Bibbia, a volte è un pericolo e può provocare danni enormi. Mi sono trovato spesso a che fare con giovani imprenditori convinti di raggiungere in fretta risultati fantasmagorici e pronti a mollare tutto, senza nemmeno combattere, se le cose non vanno subito come ci si aspetta.
Quanto è cambiata la professione di commercialista negli anni?
Tantissimo, ma con il rischio di impoverirla. Mi spiego. Il nostro lavoro è diventato frenetico, quasi schizofrenico a causa dell’aumento vertiginoso di adempimenti e scadenze, che tra l’altro prima erano concentrate in poche date e adesso sono distribuite in tutto l’anno. Con circa 20 scadenze ogni mese come fa un professionista a dedicarsi ad una programmazione a lungo termine? Noi oggi abbiamo sei collaboratori in studio, ma le assicuro che resta un problema stare dietro a tutto.
C’è un elemento della sua professione su cui si è dedicato di più?
Sicuramente la consulenza finanziaria. Non quella a fondo perduto, lì abbiamo partner esterni, ma nello specifico la finanza d’azienda perché senza liquidità un’impresa è destinata a morire, soprattutto in momenti come questi. Oggi occorre tenere costantemente d’occhio la centrale rischi per avere affidamenti bancari, redigere bilanci in modo proattivo per avere una ditta più finanziabile. Chi presta denaro pretende sostenibilità e capacità di rimborso.
Essere imprenditore oggi è davvero un percorso a ostacoli?
Le aziende sono oberate da una burocrazia spaventosa, che rappresenta un freno alla competitività. E con la riforma del codice fallimentare c’è poco da scherzare perché gli amministratori sono chiamati ad adottare tutte le misure preventive per scongiurare una crisi d’impresa. Facile a dirsi, meno a mettersi in pratica a meno che l’imprenditore abbia un approccio sempre più manageriale. Ma questo rischia di sottrarre tempo alle attività manuali e lavorative.
E allora qual è la soluzione?
Non tutti sono in grado di farlo e allora entriamo in gioco noi. Il professionista deve avere competenza e capacità per seguire i flussi aziendali, intendo incasso e pagamenti. Occorre tutta un’attività di gestione combinata per avere uno strumento di controllo e verifica continua sull’azienda. Ricordo che le tutele vengono a mancare nel momento in cui non si adottano le misure preventive richieste dal nuovo codice della crisi.
C’è chi non è convinto su questa riforma e ne chiede l’azzeramento. Lei cosa ne pensa?
Credo che la strada è tracciata non si torna indietro perché in fondo la riforma ci mette al passo con il resto d’Europa. Adesso spetta a noi dare agli imprenditori più cultura aziendale e finanziaria. I soldi che uno ha nel cassetto non sono lo specchio della stato di salute dell’impresa, che va aiutata a impostare sempre meglio il lavoro che deve rispondere a regole più formali di tracciamento e controllo. È necessario un monitoraggio continuo per determinare, tanto per fare un esempio, i prezzi di vendita in modo scientifico e non più a braccio.
Dal suo osservatorio privilegiato come valuta lo stato delle nostre imprese?
Fino a ottobre l’aspetto più preoccupante era il caro bollette, soprattutto per le aziende più energivore che rischiano davvero di uscire dal mercato. E non mi riferisco solo ad attività produttive, ma anche quelle di servizi a causa di un effetto a valanga. Il nuovo governo deve mostrare ancora più senso di responsabilità rispetto a quelli precedenti durante l’emergenza Covid perché se chiudono le aziende è un problema enorme. Auspico con urgenza un intervento forte e risoluto perché un mese o due si riesce ad andare avanti, poi diventa difficile. Per alcuni settori si è verificata una parentesi, penso alla ristorazione o anche al manifatturiero, in cui c’è stata la possibilità di rigenerarsi, ma questa mazzata rischia di vanificare tutto. Ecco perché una programmazione finanziaria è essenziale e chi non se ne è preoccupato oggi è in difficoltà. Chi pensava un anni fa che si arrivasse a questa situazione?
Leonardo Zappanico è uno dei professionisti che ha aderito al network dei Commercialisti CFC Crisi Fiscale d’Impresa.
Il network offre ai professionisti stessi la possibilità di garantire ai clienti una serie di servizi a valore aggiunto come gestire e risolvere:
- avvisi di accertamento, inviti a comparire e avvisi bonari di Agenzia delle Entrate
- debito, cartelle esattoriali, intimazioni di pagamento, ipoteche e pignoramenti di ex Equitalia
- istanza di fallimento quando è presente un debito con il fisco
Infine, ridurre fino all’80% il debito commerciale, fiscale e bancario grazie agli accordi di ristrutturazione del debito e concordato preventivo con la transazione fiscale.
Scopri il Network dei Commercialisti