«Le aziende, gli imprenditori, non devono avere paura di chiedere aiuto, specie quando di fronte hanno professionisti preparati»
È questa la filosofia di Marco Passantino Negroni, dottore commercialista dello Studio Passantino di Brescia. Uno studio nato nel 1977 grazie ad Antonio (padre di Marco) specialista nel settore a livello nazionale, nonché presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Brescia dal 1998 al 2016. «Il nostro studio opera storicamente sia nel settore extragiudiziale che giudiziale – commenta Marco – con incarichi dal Tribunale di Brescia e dal Ministero. Negli anni ci siamo sempre più specializzati nella crisi d’impresa».
In che cosa consiste la vostra specifica attività?
Il nostro campo d’intervento riguarda – oltre alla crisi d’impresa – anche le norme relative al sovraindebitamento (già Legge 03/12, cosiddetta “Salva Suicidi”), campo nel quale ci siamo fortemente specializzati quando la legge ha consentito anche a microimprese, artigiani e agricoltori di agire per risolvere situazioni in cui, fino a quel momento, erano in balia dei creditori senza poter fare nulla. Siamo stati tra i primi studi italiani a utilizzare questa normativa e per questa ragione lo studio ha ricevuto riconoscimenti a livello nazionale. Ancora oggi è difficile trovare uno studio che abbia una specializzazione nel sovraindebitamento così risalente nel tempo.

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Chi sono i vostri clienti-tipo?
Si dividono in due categorie: aziende e privati. Si va dalle micro-aziende, così come privati, con situazioni debitorie piccole, fino alle multinazionali o anche imprenditori che hanno firmato fidejussioni debitorie per milioni di euro.
Quali situazione vi trovate ad affrontare più spesso?
Debiti fiscali e debiti bancari. Fisco e banche sono le due cause principali per cui i clienti si rivolgono a noi. Questo fenomeno è talmente ampio che anche il nuovo Governo ha inserito nella Legge di Bilancio dei criteri per ridefinire i debiti fiscali.
Cosa consiglierebbe agli imprenditori per evitare di trovarsi in condizioni di crisi?
Prevenzione e informazione. Se si hanno dei dubbi, meglio chiarirli prima e non aspettare. Troppe aziende si pongono il problema “a frittata fatta” e non fanno prevenzione. Ma la prevenzione si può fare solo con l’informazione. Se le aziende non hanno consulenti ed esperti che le informano, allora non sono in grado di fare prevenzione. Anche il Codice della Crisi, diventato pienamente operativo nel luglio 2022, è tutto incentrato sul concetto di prevenzione e le aziende sono tenute a dotarsi di un sistema informatico che consenta di accendere dei campanelli d’allarme evitando, così, di accorgersi della crisi quando è ormai conclamata.
Quindi quale può essere il segnale principale da non sottovalutare per evitare una situazione di crisi?
I ritardi nei pagamenti. Alcuni lo prendono con leggerezza ma il ritardato pagamento è un doppio danno, sia di immagine di fronte ai creditori che di aggravio della propria posizione. Diventa, nella maggior parte dei casi, un problema che si auto-alimenta. Poi c’è un’altra cosa che le aziende faticano a capire: quando si è in perdita, non ha senso farsi prestare del denaro, perché dopo un anno quei soldi diventeranno un nuovo debito. Quindi è necessario modificare la struttura aziendale e solo dopo prendere denaro in prestito che, in quel caso, sarà ben impiegato per ricavarne un utile.
Quali resistenze trova negli imprenditori rispetto ai suoi consigli professionali?
L’imprenditore bresciano è molto testardo. La maggior parte delle aziende ha una struttura padronale, sono poco managerializzate e i proprietari delegano poco, peraltro a figure “yes-men”. Perciò, quando c’è un problema, pensano di poterlo risolvere da soli e non accettano consigli. Per loro è dura ammettere di essere in crisi. Inoltre c’è un aspetto di delicatezza dell’argomento e di privacy, per cui l’imprenditore preferisce non parlare dei problemi della sua azienda e teme una fuga di informazioni che ne danneggerebbe la reputazione e l’immagine. Ovviamente, se ci si rivolge a uno studio serio e rinomato, questo problema non esiste, sia per etica che per deontologia professionale.

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Quali competenze bisogna avere per occuparsi di questo settore dell’attività da commercialista?
Bisogna avere una grande propensione all’approfondimento di casi pratici oltre che di studio teorico, perché ogni azienda in crisi è come un malato, con la sua storia, e va seguita con attenzione. Bisogna studiare molto il nuovo Codice della crisi, che ha reso la materia ancora più tecnica. Inoltre servono grande pazienza nonché una certa resistenza d’animo di fronte a persone che, spesso, a causa dei debiti e dei problemi finanziari, sono provate dal punto di vista psicologico o persino disperate.