Mattia Piasini: «Nel gestire crisi d’impresa, sempre meglio prevenire invece che curare»

di Veronica Rossetti
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Dottore Commercialista iscritto all’Ordine di Monza e Brianza, Mattia Piasini si occupa di consulenza fiscale e societaria, con un occhio di riguardo alla tematica della crisi d’impresa, collaborando con il prestigioso studio milanese AC Avvocati e Commercialisti.

Innovazione, programmazione e prevenzione dei rischi. A questo devono far fronte le imprese del XXI secolo, oltre alle sfide imposte dal nostro tempo che minacciano di stravolgere il paradigma economico attuale e il processo produttivo delle aziende. Prevenire una crisi di impresa, e garantire la continuità di un business, parte dalla programmazione costante e dall’analisi del proprio cash flow, oltre alla capacità di creare soluzioni alternative, al passo con i tempi. Solo in questo modo è possibile garantire la sopravvivenza e il benessere della propria attività, soprattutto in un contesto economico difficile come quello attuale.

Proprio per aiutare le imprese, il dottore commercialista Mattia Piasini mette a disposizione le sue competenze che spaziano dalla fiscalità nazionale, passando per il diritto societario fino ad arrivare alla tematica della gestione della crisi d’impresa, materia di cui è esperto. Piasini ha ripercorso per noi le tappe della sua carriera professionale e ha spiegato come si affronta e previene la crisi d’impresa. Infine ha dato consigli utili a chi aspira a mettersi in proprio e mantenere il proprio business, nel 2023.

Quando ha deciso di diventare commercialista? Qual è il suo percorso di studi?

Il mio percorso per diventare commercialista non è stato uno di quelli “tipici”. Prima di indirizzarmi verso la professione, infatti, ho dedicato qualche anno della mia vita a lavorare in campi del tutto differenti. Ho deciso di intraprendere questa carriera solamente dopo aver iniziato a collaborare all’interno di uno studio professionale. In particolare, mi ha colpito molto la figura del professionista, in senso generale, e di come l’attività intellettuale, se ben indirizzata e organizzata, possa creare utilità per chi vi sta intorno.

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Photo: Unsplash / Jeshoots

Quell’esperienza, infatti, mi ha spinto a trovare le motivazioni per fare quello che inizialmente non ritenevo possibile: raggiungere l’obiettivo della laurea magistrale in Scienze dell’Economia in concomitanza con l’attività lavorativa a tempo pieno, arrivando poi a iniziare ufficialmente l’attività professionale. Non le nascondo le difficoltà riscontrate nel portare avanti entrambe le strade contemporaneamente, ma la soddisfazione finale ha ampiamente ripagato i sacrifici.

Attualmente, dove lavora e qual è la sua specifica area di competenza?

Nel mio percorso lavorativo ho avuto la fortuna di poter collaborare con diversi professionisti esperti nei propri settori di riferimento, a partire dall’area contabile e fiscale fino ad arrivare a quella relativa alla crisi d’impresa. Ho avuto la possibilità di ampliare le mie competenze e approfondire la mia preparazione in diverse aree della professione, così da poter studiare ogni tematica da diversi punti di vista. Attualmente collaboro con AC Avvocati e Commercialisti, un importante studio pluridisciplinare di Milano specializzato in diverse aree di attività. Personalmente mi occupo di consulenza fiscale e societaria alla quale affianco le mie esperienze legate al mondo della crisi d’impresa, soprattutto in ottica di prevenzione.

Tra le sue competenze, si occupa di gestire anche situazioni legati alle crisi d’impresa. Può spiegare meglio cosa significa crisi d’impresa ai non addetti ai lavori e come si può uscire da questa situazione di criticità?

Per stato di crisi non si intende uno stato di dissesto irrecuperabile di un’azienda, ma quell’incapacità di creare sufficienti flussi di cassa necessari per far fronte alle proprie obbligazioni. Ciò significa che tale situazione non è da considerarsi definitiva o – come spesso si ritiene – remota ma, anche per rispondere alla domanda su come uscirne, si può trattare di una situazione di difficoltà iniziale a cui far fronte soprattutto per mezzo di un fattore che troppe volte viene trascurato: la prevenzione. La tematica della crisi d’impresa, infatti, non è da ritenersi riservata a chi si trova, anche solo momentaneamente, in difficoltà, ma deve essere (e sarà sempre più) rilevante per tutti gli operatori economici, in modo da anticiparne gli effetti ed applicare per tempo i giusti correttivi.

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Photo: Unsplash / Matthew Guay

Spesso ci si limita a fare valutazioni ex-post sull’andamento della propria attività (come in sede di redazione del bilancio d’esercizio o di calcolo delle imposte che, tuttavia, è una fotografia dell’anno appena passato), senza tenere periodicamente monitorati aspetti come, ad esempio, l’analisi delle liquidità in relazione alle scadenze in arrivo, o come l’adeguatezza patrimoniale della propria struttura.

Della stessa opinione è stato, negli ultimi anni, anche il legislatore che, non senza difficoltà, sta introducendo sempre più obblighi di monitoraggio interno in capo agli organi gestori. Questa impostazione si è resa necessaria in quanto, di recente, si è molto parlato di crisi d’impresa, non solo perché è un argomento molto attuale nel concreto, ma anche perché vengono sempre più studiati i risvolti che la crisi di un singolo soggetto può avere anche sull’ambiente circostante. Prevenire, quindi, il “fallimento” (termine ormai modificato in “liquidazione giudiziale”) non crea solo un beneficio al soggetto in crisi ma anche a tutti i portatori di interessi che vi gravitano attorno.

Il digitale ha qualche impatto per la sua attività?

Si, certo, e non di poco conto. Il digitale sta diventando sempre più necessario non solo per la gestione interna dello studio e per la propria attività, ma anche nei rapporti verso l’esterno: si pensi, ad esempio, alle interazioni con la pubblica amministrazione o anche con la clientela stessa (ad esempio per favorire migliori servizi o anche solo banalmente gli scambi di informazioni).

Ritengo che il commercialista, come altri professionisti, debba mantenersi aggiornato non solo nel campo tecnico della propria attività ma anche in quello digitale, sia per rimanere al passo coi tempi (per esempio per una migliore gestione delle proprie risorse), ma anche perché i mercati si sono mossi molto in quella direzione. Ogni giorno, ormai, si parla di NFT, criptovalute, marketplace, intelligenza artificiale e altro. Sono aspetti che vanno studiati a fondo perché sono sempre più presenti nelle nostre vite.

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Photo: Unsplash / Scott Graham

Infine, quali consigli si sente di dare a chi vuole avviare un’attività nel 2023?

Faccio una breve premessa: non ho mai sopportato la demonizzazione dell’attività imprenditoriale che si sente spesso nell’immaginario collettivo. Iniziare un’attività è sì complesso e impegnativo, ma ritengo che i benefici, personali e della collettività che la circonda, siano di gran lunga maggiori dei sacrifici. Ciò, ovviamente, se fatto con criterio. Non ci si può improvvisare imprenditori sulla base di un’idea. Certo, l’idea iniziale è importante, ma non è tutto.

Il consiglio, quindi, che posso dare a chi inizia oggi un’attività è di studiare, informarsi (tramite fonti attendibili) e di rimanere costantemente aggiornati. Ritengo importante per un moderno imprenditore avere e mantenere nel tempo la giusta preparazione in modo da avere tutti gli strumenti possibili per poter raggiungere i propri obiettivi. E dove non si può (perché per quanto ci si provi, non si può essere esperti in tutto), è importante farsi assistere da professionisti preparati nel campo d’interesse.

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