L’agenda Meloni per risollevare il Paese: no all’austerity, sì alla crescita. In arrivo la tregua fiscale per le PMI

di Lodovico Poschi Meuron
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Tregua del fisco e riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese: ci sono impegni importanti e significativi nel discorso di insediamento alle Camere della nuova premier Giorgia Meloni.

La leader di Fdi, in un intervento che ha toccato tutti i punti salienti di politica interna e internazionale, ha promesso di rafforzare le misure a sostegno di famiglie e imprese, definendolo anzi un “sostegno imponente per creare un argine al caro energia che ci costringerà a rinviare alcuni provvedimenti importanti” ma, evidentemente, al momento ritenuti non urgenti.

Ma uno dei passaggi chiave, atteso da migliaia di imprenditori, riguardava la possibile tregua fiscale che era stata ipotizzata in campagna elettorale.

No all’austerity, sì alla crescita strutturale

“La strada per ridurre debito – ha detto la neo premier – non è la cieca austerità o avventurismi creativi”, ma la crescita strutturale. Per questo “siamo aperti agli investimenti esteri, ma senza logiche predatorie. Siamo nel pieno di una tempesta – ha detto ancora Meloni -, con un’imbarcazione che ha subito diversi danni, e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata”.

Ecco, da questa che sembra una vera rivoluzione copernicana dovrà nascere un nuovo patto fiscale, che poggerà su tre pilastri. “Il primo – ha detto – ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità: riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato”.

Meloni annuncia una tregua del fisco per dare ossigeno alle PMI

Il secondo punto del patto fiscale sarà “una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese, e in particolare alle pmi che sembrano in maggiore difficoltà, di regolarizzare la propria posizione con il fisco”.

Terzo e ultimo punto un annuncio per la verità già ascoltato molte altre volte. Perché se la tregua del fisco annunciata dalla Meloni – emergenza Covid a parte – è sicuramente una novità, la lotta all’evasione fiscale è stato uno dei cavalli di battaglia di tutti i governi che precedenti.

“Ci sarà una serrata lotta all’evasione fiscale – ha annunciato Meloni – a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva, che deve essere vera lotta all’evasione non caccia al gettito e sarà accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora”.

Aumentare i beni primari che godono dell’Iva al 5%

Capitolo aiuti alle famiglie. “Contro l’inflazione – ha insistito la premier – è indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale. Allo stesso tempo – ha concluso – dobbiamo riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’IVA ridotta al 5%. Misure concrete, che dettaglieremo nella prossima legge di bilancio, sulla quale siamo già al lavoro”.

Non è mancata un affondo deciso nei confronti della BCE. “La decisione che ha assunto, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, di rialzare i tassi di interesse – ha affermato Meloni – è da molti reputata scelta azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese, e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine, a partire dal 1° luglio 2022, al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che hanno un elevato debito pubblico”.

Spenderemo meglio i soldi del PNRR, senza ritardi né sprechi

Infine il PNRR, che la stessa Meloni ha ricordato essere opportunità straordinaria per ammodernare l’Italia. “Abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio – ha concluso -, la sfida è complessa a causa dei limiti strutturali e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l’Italia riuscire ad utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria. Basti pensare che la Nota di aggiornamento al Def 2022 ha ridotto la spesa pubblica attivata dal PNRR a 15 miliardi rispetto ai 29,4 miliardi previsti nel Def dell’aprile scorso”.

Ma, per sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, ha precisato: “Spenderemo al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation EU. Senza ritardi e senza sprechi, e concordando con la Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica. Perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico, non ideologico”.

 

Photo cover: iStock / Szepy

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