Presunte false fatturazioni, attenzione ai risvolti penali

di Lodovico Poschi Meuron
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Fra le tante contestazioni eccepite da parte dell’Agenzia delle Entrate, che molti imprenditori hanno non poche difficoltà a gestire, c’è quella delle presunte false fatturazioni. Nell’ipotesi di falsa fatturazione si contesta al contribuente di aver registrato in contabilità una fattura contenente uno o più elementi non veritieri. Ad esempio, si pensi al caso del riferimento a prestazioni mai svolte, ovvero a fatture emesse da soggetti inesistenti (c.d. cartiere).

L’esigenza di utilizzare una fattura falsa ha spesso come scopo quello di ridurre la base imponibile del soggetto che la registra nella propria contabilità quale “costo” inerente all’attività svolta.

Pertanto, per il Fisco questa pratica confluisce in una dichiarazione fiscale fraudolenta, essendo evidenziato un reddito inferiore a quello effettivo. In questo caso l’amministrazione finanziaria, ai fini della ricostruzione del reddito del contribuente accertato, ricorre ancora una volta al metodo analitico-induttivo.

Presunte false fatturazioni, attenti ai risvolti anche penali

  • È bene sapere che questa contestazione non comporta conseguenze solo sul piano amministrativo-tributario, ma ha pesanti risvolti anche sul piano penale. Un motivo più che sufficiente a far scattare la reazione dell’imprenditore in buona fede che si vede recapitare un avviso di accertamento di questo tipo.
  • Mai che in questo caso è importante farsi aiutare da un professionista specializzato e con molta esperienza. Inutile evidenziare che, ad essere in gioco, è la stessa libertà dell’imprenditore perché la falsa fatturazione è un reato tributario previsto e punito dal D. lgs. n. 74 del 10 marzo 2000.
  • L’art. 2 punisce chi “utilizza” la fattura falsa e, specularmente, l’art. 8 punisce chi “emette” la fattura falsa. Pertanto, di fronte a un avviso di accertamento contenente la contestazione di emissione e/o utilizzo di fatture false, la strategia difensiva deve districarsi nel doppio binario amministrativo e penale, i quali mantengono una propria autonomia, sebbene possano influenzarsi vicendevolmente.

La Cassazione ha sposato un orientamento piuttosto garantista

In termini generali, ci rassicura il fatto che la Cassazione, ad oggi, ha sposato un orientamento piuttosto garantista nei confronti del contribuente, evidenziando come a gravare sull’Agenzia delle Entrate sia l’onere di provare, ad esempio, che l’operazione commerciale, oggetto della fattura o delle fatture contestate, non è mai stata realizzata (c.d. fattura per operazioni “oggettivamente” inesistenti) o è stata realizzata da un soggetto diverso rispetto a quello che ha emesso la fattura (c.d. fattura per operazioni “soggettivamente” inesistenti).

In tale prospettiva, è la stessa Corte di Cassazione a fornirci principi di diritto importantissimi che consentono ad un professionista preparato e con grande esperienza di contestare efficacemente l’operato dell’Agenzia delle Entrate e ottenere l’annullamento dell’avviso di accertamento illegittimamente ricevuto.

 

Photo Cover: iStock.com/travellinglight

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