Corsi e ricorsi storici: si torna a parlare di patrimoniale o prelievo forzoso dai conti correnti

di Lodovico Poschi Meuron
tassa-patrimoniale

Mentre infuria la guerra in Ucraina sale di livello anche il dibattito politico in Italia. E come in tutte le fasi di difficoltà che il Paese attraversa, ecco tornare di attualità il tema della tassa patrimoniale. 

O peggio, del prelievo forzoso dai conti correnti degli italiani. 

La memoria va a quella notte fra il 10 e l’11 luglio 1992 quando, con un decreto d’urgenza, il Governo Amato autorizzò il prelievo forzoso dai depositi bancari e dai conti correnti degli italiani di una tassa pari al 6 per mille.

Già alle prese con un’emergenza dopo l’altra – si è passati in un baleno dalla Pandemia al conflitto in Ucraina – il Paese si interroga sulla possibilità che il Governo, per reperire risorse da investire sull’aumento di salari e pensioni non più adeguati al caro vita, possa ricorrere a una tassa sui patrimoni o, peggio ancora, a un prelievo forzoso sui conti correnti. 

Tassa patrimoniale, decisamente indigesta per gli imprenditori

Quello della patrimoniale è da sempre un tema caro ai sindacati, che proprio in questi giorni sono tornati all’attacco. Maurizio Landini, segretario della CGIL, lo ribadisce in ogni intervista che rilascia ai mass media. 

Ma per gli imprenditori, già in difficoltà a causa dell’aumento dei costi dell’energia e di molte materie prime, la tassa patrimoniale risulterebbe quanto mai indigesta. 

Del resto, in questo difficilissimo momento diventa un fatto di sopravvivenza poter disporre di liquidità per far fronte alle prossime scadenze fiscali.

La nuova finestra della rottamazione-ter, concessa dal Governo dopo il totale fallimento delle scadenze di fine 2021 e inizio 2022, obbliga oltre 500 mila contribuenti a mettersi in regola entro il 30 novembre prossimo.

Si tratta, per chi ha accumulato debiti per oltre 100 mila euro, di un impegno molto gravoso visto che, per non perdere i benefici, entro quella data è necessario saldare tutte le rate relative agli anni 2020, 2021 e 2022. 

La nuova finestra della rottamazione-ter, impegno gravoso per migliaia di imprese

Al momento, questa è l’unica “good news”,  il Fisco ha congelato tutte le cartelle di pagamento già pronte a partire qualche mese fa. 

Ma si tratta solo di una tregua.  Chi salterà anche  una delle scadenze trimestrali, si vedrà recapitare  immediatamente un’intimazione di pagamento.

Il governo ha stanziato 5 miliardi di euro del Decreto Aiuti di aprile che però, sostengono i sindacati, non basteranno a sostenere i lavoratori, le famiglie e le imprese in difficoltà a causa del caro prezzi, degli aumenti in bolletta e degli effetti della guerra in Ucraina anche nel nostro Paese. 

Sul tavolo del Governo c’è anche il capitolo pensioni, mai riaperto dall’inizio del conflitto. Diverse le soluzioni già proposte dai sindacati, che non hanno però trovato terreno fertile a Palazzo Chigi.

Le associazioni propongono un nuovo scostamento di bilancio e un prelievo maggiore del 10% sugli extraprofitti incassati da tutte le imprese, e non solo quelle energetiche come previsto dal decreto Ucraina.

Un quadro generale, come si evince, particolarmente difficile e complesso. Quel che sembra evidente è che la coperta, in questo momento, è tremendamente corta e da qualunque parte la si tiri il rischio è di lasciare qualcuno scoperto.

Per molte imprese tira una brutta aria. La lenta ripresa, avviata dal progressivo allentamento delle restrizioni anti-Covid, è adesso in brusca frenata e l’inflazione galoppa trascinandosi dietro un calo dei consumi. 

Come possono farcela gli imprenditori, in un contesto come questo, a far fronte al pesante fardello dei debiti fiscali? 

Transazione fiscale, grande opportunità per risolvere la crisi fiscale d’impresa

Lo Stato, mai come adesso, deve essere il motore del paese, investendo per creare sviluppo e concedendo una moratoria fiscale per dare ossigeno alle imprese affinché possano rialzare la testa e rimettersi in moto. 

Uno spiraglio di ottimismo c’è, anche nelle più complesse crisi fiscali d’impresa che oggi beneficiano di strumenti efficaci e risolutivi per ottenere grandi risultati. 

Ci riferiamo ad esempio alla transazione fiscale all’interno del concordato preventivo. A differenza di prima, oggi basta l’ok del Giudice anche se non c’è  assenso da parte dell’Agenzia delle Entrate. 

Si tratta di una grande opportunità a disposizione degli imprenditori con situazioni debitorie oltre i 500 mila euro i quali, con l’aiuto di un professionista esperto e con grande esperienza in materia, possono mettersi alle spalle lo spauracchio del fallimento e salvare così anni di lavoro e sacrificio. 

 

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