Per la rivista Forbes è tra i migliori 100 commercialisti italiani. Vincenzo Mazzilli, 44 anni, professionista barese che dal 2014 lavora da autonomo, traccia un quadro degli ultimi due anni, periodo nel quale le difficoltà per le aziende sono state amplificate dalla emergenza pandemica. «Di fronte a una crisi di liquidità, abbiamo consigliato una riorganizzazione dei costi aziendali, una revisione della pianificazione finanziaria e l’accesso ai numerosi strumenti di supporto istituiti sia a livello nazionale che locale (accesso a forme di liquidità a condizioni agevolate, contributi a fondo perduto, cassa integrazione, crediti d’imposta e altri)».
Secondo Mazzilli, nei casi in cui è stato possibile, un elemento di svolta è stato quello di diversificare la tipologia di prodotto o servizio da offrire: «Revisionare le politiche di business aziendali in alcuni casi ha generato risultati più redditizi e vantaggiosi rispetto al passato. In due anni questa tipologia di approccio è risultata vincente: solo un paio d’imprese hanno dovuto interrompere la propria attività, ma per difficoltà già radicate nel periodo pre-covid e che l’emergenza ha amplificato. Non esiste una soluzione universale per risolvere un problema, ma è fondamentale un’analisi delle cause. Così è più facile individuare le strategie».
Per sintetizzare? «Il mio consiglio è sempre quello di modificare la mentalità e l’approccio nella gestione aziendale. Il prodotto/servizio di un’azienda può essere valido, ma bisogna comprendere che la gestione imprenditoriale non può più essere quella di 20 anni fa».
Anche a Mazzilli, la redazione di Top Advisors ha chiesto se oggi serve ancora affidarsi a un commercialista quando si sta per aprire un’azienda e come si evolverà in futuro la professione.
Intanto, chi è Vincenzo Mazzilli e come mai il suo nome è finito nella rosa dei 100?
Sono nato a Bari, cresciuto nel quartiere periferico Japigia. Dal punto di vista professionale, fatta eccezione per i primi tre mesi, ho sempre avuto lo studio nel quartiere Poggiofranco. Agli inizi l’ho condiviso con altri professionisti, ma dal 2014 lavoro da autonomo, circondato da varie professionalità. E chissà, un giorno potrei creare uno studio associato. Mi sono diplomato al Liceo Scientifico Salvemini, che mi è servito poco per la formazione, ma molto per il metodo di studio. Sono laureato in Economia con il massimo dei voti. Ho potuto sfruttare l’ultimo anno della laurea quadriennale del vecchio ordinamento pre-riforma. La curiosità per questa attività mi è venuta nel corso degli studi universitari a Bari. Mi sono laureato alla fine di luglio del 2006 e ho iniziato la pratica a settembre dello stesso anno. Già dai primi mesi ho capito che avrei fatto questo lavoro. Pertanto non ho mai sostenuto un colloquio per aziende del settore privato. Ho partecipato a un solo concorso pubblico – quello per l’Agenzia delle Entrate della Basilicata – ma più per accompagnare un mio amico storico che per reale interesse. Non sono figlio di commercialisti. Ho dovuto sgobbare da solo.

Photo: Unsplash / Scott Graham
Condivide lo studio con altri professionisti?
Sì. Siamo quattordici tra professionisti, dipendenti e tirocinanti. Tengo a sottolineare che l’età media è molto bassa (35 anni) e, in un momento in cui si parla molto di parità di genere, il gruppo è composto da 9 donne e 5 uomini.
Che tipo di servizi offre ai suoi clienti?
Lo studio nasce per l’attività di consulenza fiscale a cui è stata subito affiancata quella sulla finanza pubblica. In via più marginale viene praticata l’attività di consulenza sulla finanza privata e bancaria, di revisione e supporto alle procedure concorsuali.
Chi sono i suoi clienti?
Non abbiamo un target predefinito di clienti, in quanto supportiamo aziende e professionisti di tutti i settori. Abbiamo, però, una percentuale importante di start-up e PMI innovative, in quanto riusciamo a dare un importante supporto in entrambe le fasi di pre-seed e seed. Abbiamo clienti pugliesi, ma anche in Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli e Basilicata. In tutto sono circa 300 tra imprese e attività professionali.
In genere si fidano dei suoi consigli?
Tendenzialmente, sì. Laddove non dovesse succedere, consiglio l’interruzione del rapporto. La fiducia nei confronti del professionista è alla base di qualunque rapporto consulenziale.
Quali sono le difficoltà maggiori che incontra nella sua attività?
I tempi ristrettissimi in cui spesso siamo costretti a lavorare e la confusione normativa su alcune tematiche attualissime (vedi bonus casa).
E come le supera?
Cercando di anticipare i tempi di lavoro il più possibile e incrementando l’attività di formazione.
Com’è cambiata la sua attività dal 2006, anno in cui ha iniziato?
È cambiato tutto: in primo luogo, il rapporto con gli enti. Le pratiche venivano presentate a mano e non esistevano strumenti di interfaccia come gli ormai insostituibili Telemaco, SUAP, eccetera, che oggi consentono di ottimizzare notevolmente i tempi di lavoro. In secondo luogo, è cambiato il rapporto con i clienti.

Photo: Unsplash / Andreas Klassen
Con l’avvento della fatturazione elettronica gli scambi di documenti, dati e informazioni sono sempre più veloci, tempestivi e precisi, consentendo di coltivare facilmente rapporti professionali anche a distanza. E ancora, la digitalizzazione ha modificato tanto l’organizzazione del lavoro di studio: smart working, cartelle condivise, servizi cloud, meeting via web, archiviazione su cloud. Software sempre più evoluti hanno ridefinito le metodologie di lavoro a beneficio di tempi, rapidità e spazi.
Fare sia i commercialisti che gli imprenditori forse oggi è più facile?
Non penso si possa dire se sia più facile o meno. Credo sia più corretto dire che è diverso sia per gli imprenditori che per i commercialisti. Stiamo vivendo degli sconvolgimenti epocali che determineranno una variazione della nostra quotidianità in modo irreversibile.
Serve ancora un commercialista oggi prima di aprire un’azienda?
Serve un professionista con cui confrontarsi e con cui condividere le valutazioni sulla struttura societaria, la pianificazione finanziaria, le opportunità di accesso al credito, l’esatta determinazione dei prezzi di vendita/erogazione dei servizi. Non vedo figure diverse da un commercialista per dare questo tipo di supporto.
Pensa di aver fatto crescere il suo territorio, anche in modo indiretto?
Certo, abbiamo aiutato tante aziende del territorio ad accedere a forme di finanza pubblica per realizzare i propri progetti imprenditoriali. Se questo significa aver aiutato indirettamente la crescita del nostro territorio ne siamo felici e orgogliosi.
Un consiglio agli imprenditori?
Non avere paura di rischiare, fare sempre valutazioni ponderate senza andare allo sbaraglio. In caso di mancanza di liquidità o difficoltà, consiglio di fare un’analisi approfondita delle possibili cause per riorganizzare i costi aziendali. Oltre a questo è utile rivedere la pianificazione finanziaria e considerare l’accesso ai numerosi strumenti di supporto.
Un consiglio a chi intenda seguire una strada professionale simile alla sua?
Certamente di perseverare. La strada sarà lunga, ma altrettanto affascinante e stimolante.
Come pensa si trasformerà in futuro la sua professione?
Il nostro lavoro sarà certamente caratterizzato da una netta inversione tra consulenza e conteggi. Il data entry, il calcolo di imposte, tasse e l’invio dei pagamenti saranno sempre più automatizzati e affidati ai software fino a scomparire e saranno sostituiti all’interno dello studio dalle attività di consulenza, revisione e pianificazione aziendale e finanziaria.
Perché Forbes l’ha inserita tra i 100 migliori in Italia?
Ogni tanto me lo chiedo anch’io. Forse avranno apprezzato una struttura molto giovane e numerosa, già propensa all’evoluzione dello studio digitale e già ben inserita nelle nuove dinamiche del nostro settore. Inoltre, credo abbiano gradito l’intensa attività di supporto a beneficio delle start-up, in particolare quelle innovative, nonché il mio ruolo di consulente fiscale e consigliere d’amministrazione della Roboze Spa, tra le società italiane meglio censite e più promettenti sul mercato mondiale. Per quanto detto, non credo sia un caso che lo studio sia stato selezionato all’interno della categoria nominata da Forbes “Valore economico e sviluppo di business”.
Da chi era composta la giuria?
Da Giuseppe Busacca, General Manager Business Unit Professional Solutions TeamSystem, Luca Caratti, Consulente del Lavoro in Vercelli, Elena Coatti, CFO Dole Food Company, Gianluca Consonni, Partner e Responsabile Piattaforme Multiclient – The European House-Ambrosetti, Paolo Meneghetti, Commercialista e Revisore dei Conti in Mantova, Sergio Pellegrino, Commercialista, Pubblicista e Revisore dei Conti a Trieste, Carmine Perna, CEO Mondadori Retail SpA, Alessandro Rossi, Direttore Forbes Italia, Luigi Scappini, Commercialista e Revisore dei Conti a Verona e Roma, Cristian Valsiglio, Responsabile Amministrazione del Personale e Normativa del lavoro e Consulente del lavoro a Monza, Luca Vannoni, Consulente del Lavoro a Crema.
Come pensa di spendere il riconoscimento?
Sul territorio il riconoscimento ha già avuto una buona risonanza, perché è stato riportato da molte testate online e non solo. Ci siamo già accorti della buona visibilità e credibilità che sta dando allo studio. Non credo lo spenderemo in altro modo.
Progetti?
Cercare di cogliere in anticipo le costanti nuove sfide che questo lavoro ci offre e raggiungere l’obiettivo del cosiddetto studio digitale.