Cosa sono i vizi di merito di un avviso di accertamento? Ce ne sono molti che possono consentire di annullare un avviso di accertamento in fase di contenzioso. Fra questi ci sono i vizi di merito.
Si tratta di errori nella ricostruzione del maggior imponibile accertato o, comunque, nella maggiore pretesa vantata dall’ufficio, la quale potrebbe non sussistere o sussistere solo in parte.
Individuare i vizi di merito di un avviso di accertamento può portare all’annullamento dell’atto e della somma di denaro richiesta dal Fisco.
Accade spesso che l’Agenzia delle Entrate entri nel merito del reddito dichiarato da una società e ne chieda una rettifica esclusivamente in ragione dell’apparente antieconomicità della sua conduzione.
L’accertamento può avvenire anche in forma induttiva.
Rispetto al metodo analitico, dove i redditi vengono determinati a partire dalla contabilità, l’accertamento induttivo prescinde da essa e si basa su semplici presunzioni di comune esperienza.
Cosa succede se ci si rifiuta di esibire la contabilità?
Nel caso di un’ispezione della Guardia di Finanza nella sua società, esiste la possibilità di rifiutarsi di esibire la contabilità.
In questo caso, l’Agenzia delle Entrate determina il reddito dell’impresa, per il periodo d’imposta in oggetto, sulla base di presunzioni.
Ovvero elementi di varia natura spesso ricavati da dati di comune esperienza, che consentono di risalire da un fatto noto a uno sconosciuto, purché gli stessi siano gravi, precisi e concordanti.
E può succedere che un imprenditore si veda attribuire per l’anno in questione un maggior reddito, anche consistente, con conseguente rideterminazione delle maggiori imposte (Ires, Irap, Iva), oltre sanzioni e interessi.
Naturalmente, il Fisco è obbligato a riportare gli elementi presuntivi utilizzati a sostegno della sua pretesa nella motivazione dell’avviso di accertamento.
Questo per consentire al contribuente di comprendere la logica seguita dall’ufficio.
Nel caso in cui i criteri utilizzati risultino in parte illogici, è possibile andare in giudizio e ottenere l’annullamento della pretesa del Fisco.
Quando Agenzia delle Entrate non effettua alcun controllo sulle scritture contabili
Ma esiste il caso in cui Agenzia delle Entrate, anche avendone la possibilità, non effettui alcun controllo sulle scritture contabili, basando l’accertamento sulla asserita antieconomicità della gestione.
Come dire: siccome svolgi un’attività a scopo di lucro è automatico che si producano utili, anche consistenti. Se invece dichiari perdite, ma anche un utile molto esiguo, questo è indice di una presunta evasione.
L’orientamento della Corte di Cassazione, sul punto, non è del tutto chiaro. Ne consegue che bisogna prestare molta attenzione a individuare le giuste ragioni.
Ne citiamo un paio a titolo di esempio.
Innanzitutto, in questo periodo storico potrebbe essere molto efficace eccepire la crisi economica, aggravata dalla pandemia da Covid-19.
Cosa, questa, che ha profondamente inciso sui risultati prodotti dalle imprese, interessando tutti i settori merceologici.
Di conseguenza, eventuali risultati negativi possono essere dipesi dalle difficoltà di questi tempi.
Un’altra strategia difensiva è dimostrare che il campione utilizzato dai verificatori non era adeguatamente rappresentativo della realtà e che l’impresa era situata in una “zona depressa”.
Come si evince, esistono svariate argomentazioni giuridiche su cui ancorare un’efficace difesa contro accertamenti fondati sulla antieconomicità della gestione.
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